Canalys: calo delle vendite di smartphone anche in Cina

La Cina stringe sull’uso di tecnologia occidentale

Meno spedizioni, meno ricavi per le compagnie attive nel paese, anche se c’è chi può sorridere: Huawei e Vivo

Le vendite di smartphone stanno vivendo un rallentamento a livello globale e la Cina non è immune. In un rapporto pubblicato da Canalys, gli analisti stimano che le spedizioni nel principale mercato asiatico, nell’anno scorso, siano scese al livello più basso dal 2013, ovvero 396 milioni di unità, con le vendite del quarto trimestre diminuite del 15% su base annua. È il settimo trimestre consecutivo di calo, dopo un complessivo -4% nel 2017.

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Il rapporto, che tira in ballo una serie di fattori, tra cui il declino del potere d’acquisto della classe media, riflette i risultati dell’organo China Academy of Information and Communications Technology (CAICT), un istituto di ricerca sotto il Ministero dell’Industria e dell’Information Technology che a gennaio aveva dichiarato come le spedizioni nel paese fossero diminuite del 15,5%, a circa 390 milioni di unità l’anno.

Mercato difficile e saturo

Certo è che sono emersi anche alcuni vincitori nel mezzo dalla crisi più recente: Huawei e Vivo. Entrambi hanno visto le loro spedizioni salire rispettivamente 16 e del 9%, mentre Oppo ha segnato un sensibile calo del 2%. Altri sono stati meno fortunati. Xiaomi si è classificata al quarto posto in termini di spedizioni complessive, con il 6% di smartphone in meno rispetto al 2017 e Apple è rimasta al quinto posto con un -13% sull’anno. Il 2018 ha segnato la terza rilevazione consecutiva con una certa flessione della compagnia di Cupertino in Cina, dopo la debole domanda per iPhone 7 e iPhone 8.

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“Dato che la divisione dei servizi di Apple diventa più importante è essenziale per la società mantenere o accrescere la sua base installata di utenti iOS – ha affermato l’analista Mo Jia – Apple deve riesaminare la sua strategia cinese e trovare un modo per far rivivere la sua immagine di brand di fascia alta, al fine di allinearsi con il comportamento di acquisto dei dati demografici locali della classe media e di quella superiore”.