Passepartout, 30 anni tra tradizione e rinnovamento

Passepartout, 30 anni tra tradizione e rinnovamento

L’azienda taglia un traguardo memorabile; non un punto di arrivo ma una nuova partenza da cui guardare ai prossimi anni, sempre alla guida dei servizi gestionali

Era il 1989 e Passepartout si lanciava nel mondo dei software gestionali, quelli di una volta, sviluppati in Basic e conservati su grossi floppy. A dare il via all’avventura della compagnia con sede a San Marino, Stefano Franceschini e Gabriele Berardi, oggi rispettivamente Presidente e Direttore Ricerca e Sviluppo del gruppo. Ricorre dunque quest’anno il trentennale di Passepartout e non c’era modo migliore di festeggiare se non insieme ai clienti e ai partner che hanno reso la società un punto di riferimento nel complesso mercato del software gestionale.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

«La nostra storia comincia oltre trentacinque anni fa» spiega Franceschini. «Eppure sembra ieri che abbiamo iniziato a lavorare sui primi progetti. Ci sentiamo ancora così giovani perché siamo mossi dalla stessa voglia ed entusiasmo di un tempo. Senza questo spirito, non c’è innovazione del settore che tenga, nessuno slancio utile a farci vincere le sfide che ogni giorno affrontiamo». Fa eco al Presidente proprio Berardi, che ci ricorda come negli ultimi dieci anni si siano probabilmente susseguite più rivoluzioni informatiche che in tutto il trentennio, una tendenza continua alla corsa che richiede alle aziende di rimanere “sempre sul pezzo”, pronte ad aggiornarsi e a rispondere in maniera integrata alle esigenze dei clienti.

Uno sguardo al passato

A ripercorrere la storia di Passepartout è l’Amministratore Delegato, Barbara Reffi: «Il 2018 si è chiuso con numeri eccellenti, tali da far credere a un 2019 sulla stessa falsariga. Certo, è presto per tirare le somme ma le prospettive di crescita ci sono tutte. I nostri prodotti, nella loro totalità, hanno portato a casa risultati evidenti. A performare molto bene è stato il cloud, sempre più consolidato a livello orizzontale ma anche i servizi, con oltre il 50% di aumento. La parte del leone la fa ancora il retail, con un fatturato in crescita del 38%, merito della capacità che abbiamo avuto di seguire, e spesso indirizzare, i trend del settore, che si muove ad ampio spettro tra online e offline». Non è raro, soprattutto nel panorama nazionale, vedere compagnie, anche storiche, che hanno dovuto lasciare il campo a startup, native digitali, a seguito di una difficoltà ad approcciare mercati in evoluzione, impossibili da servire con metodi e soluzioni classiche. Quello che oggi è Passepartout si traduce in una frase sintesi, espressa sul palco:

«Un’azienda che protegge meglio di altre l’investimento fatto dal cliente».

I prossimi 30 anni

Il percorso evolutivo di Passepartout parte, come anticipato, nel 1989, con Pass8. Le sue peculiarità? Le funzioni su più dischetti, la base MsDOS, un’interfaccia in bianco e nero. Poi, Pass2000, con tecnologia peer-to-peer, multi-piattaforma e fluidità sprix & collage. Mexal Pass3000 debutta con una tecnologia Application Server e una separazione dell’interfaccia per logiche di business mentre Mexal BusinessPass è il primo vagito di Passepartout sul cloud, quando di cloud nessuno parlava, funzionando con un ingresso su modem da 56Kb. Il penultimo passo è stato Mexal Passcom, che dà il via a PassBuilder, la strada verso un’interfaccia della user experience che poggia sugli standard destinati ad affermarsi maggiormente: HTML5, CSS3, JS5.

Leggi anche:  Milestone Systems, l’eterna giovinezza del mercato della data driven technology

Cosa c’è, di concreto, nel futuro di Passepartout? Ce lo dice Rudy Ricci, Direttore Ingegneria Ricerca e Sviluppo: «Una delle novità che verrà introdotta in Italia prossimamente riguarda la scontrino elettronico. Da parte nostra, la risposta è Retail, una piattaforma che si interfaccia con tutti i principali produttori di RT (Epson, AP.ESSE, RCH, Ditron, Custom), che consente non solo di gestire il documento commerciale ma anche di partecipare alla cosiddetta lotteria degli scontrini, sulla stessa falsa riga di ciò che accade in Portogallo, un’iniziativa che ha permesso di ridurre l’evasione fiscale. Gli step obbligatori per l’esercente, nell’atto di accogliere lo scontrino fiscale, sono molto semplici. Si parte con un accreditamento presso il sito dell’Agenzia delle Entrate, direttamente o tramite commercialista; si passa al censimento e all’attivazione, con un tecnico accreditato che abilita il RT collegandolo all’esercente; si stampa un QR Code, da apporre per i clienti sulla scocca del RT, con un link al sito dell’Agenzia e i dati sia dell’RT che dell’esercente. Alla fine, quello che si ha è un libretto elettronico dinamico, che sostituisce il cartaceo e che si può controllare sul portale dell’Agenzia delle Entrate. Passepartout automatizza il processo, semplificando le operazioni e lasciando al retail la libertà di occuparsi di ciò che ha fatto sinora, il suo business».

Ma ci sono interessanti sviluppi anche per il segmento Ho.Re.Ca. Passepartout ha lavorato per dotare un contesto in affermazione, quello del food delivery, di strumenti idonei alla gestione degli ordini. Il motivo? Nel 2018, l’online food delivery ha raggiunto in tutto il mondo, Italia compresa, un consolidamento crescente. L’offerta di Passepartout promette di portare a bordo dei menu dei clienti degli elementi interattivi di sicuro interesse, tramite un componente web point che apre ad attività ulteriori, come la prenotazione online dei tavoli e l’integrazione di default della protezione 3D Secure. Insomma, l’innovazione che persegue Passepartout è figlia delle necessità dell’utenza e mai fine a sé stessa. Si va dal citato retail alla gestione delle attività, fino alla fatturazione elettronica e all’e-commerce. L’azienda sarà in grado di essere protagonista anche domani? Se le premesse sono queste, diremmo proprio di sì.

Leggi anche:  Smeup apre il 2024 all’insegna della crescita