Le priorità dei CIO per un anno di svolta. La lista delle cose da fare e l’evoluzione del ruolo dei CIO come leader del cambiamento. Verso una nuova architettura multipiattaforma sempre più aperta, scalabile, interoperabile, ibrida e adattiva. L’IT diventa l’organizzazione dove tutto è possibile

Tecnologia, leadership e valore sono le tre parole chiave che secondo IDC definiscono l’agenda dei CIO per il 2020. Dallo studio IDC FutureScape: Worldwide CIO Agenda emergono due indicazioni importanti: l’alleanza tra CIO e CEO alla base delle decisioni che plasmeranno il mercato e le strategie delle imprese. La digital transformation sarà ancora al centro di progetti e investimenti. Secondo IDC, a livello mondiale la stima della spesa in tecnologie e servizi per la DX sarà pari a 7.400 miliardi di dollari tra il 2020 e il 2023, anno in cui rappresenterà oltre la metà degli investimenti ICT globali. La crescita del business non deriverà solo dalla corsa al digitale ma anche dalla convergenza tra settori in precedenza non collegati. Emergono esigenze di sostenibilità e cyber security che vanno a caratterizzare in maniera trasversale i nuovi concetti di architettura.

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Secondo Fabio Rizzotto, associate VP, head of Research and Consulting di IDC Italia, le previsioni per l’Italia parlano di un 2020 a crescita lenta. «Un Paese in parte consapevole delle direzioni da prendere, in parte in affanno, ma con molti contesti del territorio impegnati a percorrere nuove strade».
A fare da freno, deficit infrastrutturali e di ammodernamento dei sistemi IT. Crescono però gli investimenti. A fare da traino soprattutto il cloud e gli acceleratori dell’innovazione come AI, IoT, AR/VR. In termini di approccio, nel 2020, due aziende italiane su tre focalizzeranno le attenzioni sulla DX in ottica di trasformazione del modello di business e di valorizzazione di dati e informazioni.

PRIORITÀ PER UN ANNO DI SVOLTA

Le imprese italiane accelerano rispetto al passato, ma la lista delle cose da fare è ancora lunga. Le indagini IDC dei mesi scorsi dicono che quasi la metà delle imprese italiane dovrà misurarsi con la sfida del cambiamento culturale e di mindset. In uno scenario di ipervelocità, iperscalabilità e iperconnettività, i CIO devono agire rapidamente sulle leve trasformative delle loro organizzazioni, come mettono in evidenza Serge Findling, VP of Research e Joe Pucciarelli, group VP & IT executive advisor di IDC.

I “dieci comandamenti” che emergono dalla “Worldwide Agenda 2020” definiscono in modo chiaro il campo d’azione.

Se hai deciso di cambiare fallo subito perché non c’è più tempo

Entro il 2024 la strategia IT per l’80% delle organizzazioni digitalmente avanzate si evolverà verso un ampio e flessibile mashup self-service di strumenti digitali.

Non avrai altro CIO all’infuori di me

Entro il 2023, il 65% dei CIO saranno leader del cambiamento che faranno evolvere le loro organizzazioni in centri di eccellenza, ingegnerizzando la collaborazione e l’innovazione a livello aziendale.

Dai un taglio netto al passato

Sotto la spinta dell’escalation delle minacce informatiche e della necessità di nuove funzionalità, il 65% delle imprese modernizzerà i sistemi legacy con ampi investimenti in nuove piattaforme tecnologiche.

Libera risorse e rendi più agile l’accesso a dati e applicazioni

Entro il 2023, come pilastro del loro approccio IT multicloud, il 70% delle organizzazioni implementerà un piano strategico (container/ abstraction/ API) per migliorare la portabilità delle applicazioni e la flessibilità dell’hosting.

Cambia prospettiva

Da operatori a progettisti e integratori di soluzioni digitali, nei prossimi due anni il 70% delle organizzazioni IT definirà by-design prodotti, servizi e processi.

Non camminare ma inizia a correre

L’ottanta per cento delle organizzazioni IT accelererà lo sviluppo del software per consentire l’implementazione di aggiornamenti/revisioni del codice almeno una volta alla settimana e la distribuzione del valore aziendale.

Preparati allo switch off

Quando l’innovazione diventerà sinonimo di interruzione, il 40% dei CIO sarà co-leader dell’innovazione, articolando visioni digitali e infondendo intelligenza a livello aziendale.

L’intelligenza artificiale cambierà tutto (o quasi)

Nei prossimi due anni, la diffusione dell’intelligenza artificiale per aumentare, snellire e accelerare le operazioni IT sarà una delle principali iniziative di trasformazione IT (ITX) per il 60% delle organizzazioni IT aziendali.

Sii artefice del tuo destino (e del budget IT)

Nei prossimi quattro anni, il 75% dei CIO rimodellerà tutte le risorse IT, compresi i budget, gli asset e i talenti, per supportare l’allocazione delle risorse in tempo reale e l’agilità aziendale, riducendo drasticamente i costi fissi.

Non dimenticare che tutti hanno qualcosa da insegnare

Entro il 2023, sotto il mandato di fornire spazi di lavoro coinvolgenti, agili e basati sull’apprendimento continuo, il 60% dei CIO implementerà programmi formali di esperienza dei dipendenti.

LA LISTA DELLE COSE DA FARE

Il decalogo elaborato sulle priorità emerse dallo studio “IDC FutureScape” ha una duplice utilità per i CIO lettori di Data Manager in quanto da un lato riconosce i driver interni alle organizzazioni e dall’altro identifica alcuni “hashtag” che potrebbero diventare i punti chiave di una strategia settabile già da questo 2020 appena iniziato e che andiamo a scoprire in dettaglio.

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L’IT diventa l’organizzazione dove tutto è possibile – Il passaggio dallo sviluppo di applicazioni alla creazione e all’assemblaggio di strumenti richiede nuovi approcci e competenze di progettazione e sviluppo (hashtag: #ITTransformation #ITStrategy #BizITAlignment). I CIO devono essere proattivi con le più recenti tecnologie.

Piattaforme senza codice colmano il divario LoB-IT: gli sviluppatori di Low-Cod portano ulteriore forza alle organizzazioni IT. L’IT deve sviluppare una profonda competenza nell’ambito dell’architettura in sistemi complessi, multi-sito, modulari, integrati.

Innovazione e intelligence sono al centro dell’IT – I CIO saranno misurati in base al business prodotto, ai risultati raggiunti e alle realizzazioni effettuate, non alla tecnologia (hashtag: #ITInnovation #CIOAIOps #CIORole #CIOAIOps). Il CIO deve evangelizzare una visione digitale sviluppata in collaborazione con i direttori di tutte le altre LoB. Insieme abilitano nuove funzionalità di business e migliorano l’IT grazie all’intelligenza artificiale.

La nuova piattaforma tecnologica è un tavolo di discussione per la partecipazione all’economia digitale – L’IT ha bisogno di capacità di gestione e integrazione multi-cloud (hashtag: #ITResilience #DigitalSecurity #ITModernization #ITTransformation). I CIO devono creare il proprio “playbook” per la transizione alle architetture native del cloud, in modo da affrontare i cambiamenti nella cultura aziendale, nelle competenze, nei processi e nelle tecnologie.

Elevare la collaborazione e l’esperienza dei dipendenti verso nuovi modelli di lavoro – Il CIO deve lavorare con i direttori delle HR e di tutte le LoB per concepire e progettare gli spazi di lavoro, migliorando l’experience dei dipendenti (hashtag: #ITTalent #PowerSpace #CIORole). Inoltre, occorre concentrarsi sulla costruzione di una cultura dell’apprendimento collaborativo, dell’insegnamento e del coaching per adottare e coltivare approcci collaborativi alla conoscenza e all’innovazione “seed digital” in tutta l’impresa.

Accelerare, accelerare e ancora accelerare! – I CIO devono rendere l’ambiente IT solido per sostenere un ampio spettro di velocità e scalabilità (hashtag: #ITFunding #ITSpeed #ITInnovation #CIOAIOps).

L’allocazione e la flessibilità di budget richiedono sinergia e fiducia tra i leader dell’organizzazione: CIO, CMO, CFO, CHRO. Accelerare i DevOps, continuous integration/continuous deployment, e dare ai developers la possibilità di sviluppare nuovi approcci per la creazione e la fornitura di software.

FATTORI DI CAMBIAMENTO

Ma se questi sono gli imperativi categorici interni alle organizzazioni, quali sono i principali driver esterni di mercato e di congiuntura che impatteranno l’ecosistema aziendale, influenzando le scelte dei CIO nel 2020?

Tra i fattori critici di cambiamento evidenziati nel report Critical External Drivers Shaping Global IT and Business Planning, 2020” di IDC, emergono con particolare forza l’incertezza generata dalla fase di transizione da un paradigma all’altro e la crisi di fiducia nell’affidabilità digitale e sul futuro del lavoro. Nell’era dell’innovazione, i CIO sono alla guida della “future enterprise”. La corsa dei CIO nel 2020 si annuncia mozzafiato e in salita.

Hyperscale, hyperspeed, hyperconnection definiscono questa fase di transizione. Secondo gli oltre 400 CIO europei intervistati nell’ultima edizione del “Tata Regional Report Europe (CIO TCS 2020), i CIO sono chiamati ad assumere un ruolo di leadership nelle organizzazioni per guidare la Business Transformation.

Gli autori Akhilesh Tiwari, Dinanath Kholkar, Nidhi Srivastava e Santha Subramoni hanno consultato i dirigenti IT senior di 11 settori industriali per capire i cambiamenti del loro lavoro, i fattori di successo digitale della loro azienda e i punti chiave della loro strategia per il futuro. Dal rapporto, emerge che i CIO fanno molto più che gestire i sistemi IT, che l’innovazione non è solo tecnologica, che l’attenzione ai clienti è determinante e che l’adozione dell’AI ricalcherà l’ascesa del cloud.

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Passando allo scenario italiano, i cambiamenti di strategia, le acquisizioni, la pressione sui costi e i cambiamenti nella domanda dei consumatori si riflettono sul modo in cui le imprese fanno business e sulle scelte dei CIO. L’occasione di un nuovo decennio è indubbiamente un ottimo momento per fare bilanci e pensare al futuro.

La definizione “chief information officer” ha fatto la sua prima comparsa nel 1981 nel libro scritto a quattro mani da William Synnott e William Gruber dal titolo “Information Resource Management“. La questione oggi, a distanza di quattro decenni, non è tanto come cambierà il ruolo dei CIO, destinato per sua stessa natura a evolversi, ma quali sono i cambiamenti più importanti da affrontare?

L’EVOLUZIONE DEL CIO

Le sfide sono molte. I CIO sono preoccupati per il ritmo crescente del cambiamento. La velocità di delivery delle risorse IT è centrale. La sola implementazione di un progetto non è sufficiente. I team IT devono misurare i guadagni e analizzare gli impatti. Nel frattempo, si devono registrare troppe implementazioni che non utilizzano tutte le loro caratteristiche e funzioni e, di conseguenza, i team IT pagano licenze e costi che non generano valore.

Per Stefano Brandinali, CDO di Prysmian Group – il principale fattore di cambiamento è rappresentato dalla nuova centralità del dato rispetto al processo. «Dopo anni dominati dal paradigma suggerito dagli ERP e dai package (BPM, focalizzato sulle best practices e sull’efficientamento dei processi in essere), l’azienda del futuro sarà più intelligente – o cognitiva, come suggerisce IBM – e sarà orientata alla ricerca di nuove “next practices”, in un contesto nel quale i dati rappresenteranno il nuovo vantaggio competitivo. Internamente alle aziende – la capacità di aggregare, integrare e correlare l’enorme quantità di dati esistenti favorirà un approccio predittivo e non solo reattivo – verso il mercato, invece, il valore differenziante del dato permetterà lo sviluppo di una vera e propria Data Economy anche in settori tradizionalmente “product-centric” come il manifatturiero».

Secondo Giorgio Melilli, CIO di ISAB – la user experience degli utenti porta in azienda nuove pretese e una nuova visione dei sistemi IT in azienda. «I CIO devono affrontare un nuovo paradigma per rendere i sistemi aziendali sempre più simili a ciò che i nuovi utenti digitali pretendono. Se si raggiunge questo obiettivo, la produttività aziendale migliora e non si appare come dei vecchi dinosauri che si ostinano a propinare modelli ERP di 30 anni fa».

Il CIO deve trasformarsi in un abilitatore all’innovazione tecnologica per le BU e la propria organizzazione, come afferma Diego Cilea, CIO di Luna Abrasivi. «Non si può più prescindere dalle nuove tecnologie. In molti casi però la velocità con cui vengono adottate in azienda non è compatibile con la velocità con cui si evolve il mercato perché non si ha padronanza di rischi e side effects oppure a causa di zone di comfort più o meno ampie nei vari dipartimenti».

Eppure, i CIO si sentono investiti, oggi più che mai, della priorità di acquisire e mantenere il personale e le competenze necessarie per rispondere alla velocità del cambiamento, con un’attenzione particolare anche al sostegno della diversità. Allo stesso tempo, i CIO devono aiutare il loro team esecutivo ad acquisire leader aziendali in grado di comprendere la tecnologia, diventando il consulente di fiducia anche delle risorse umane e permettendo ai dipendenti di sperimentare le tecnologie emergenti.

Per Stefano Brandinali di Prysmian Group, l’obiettivo principale dei CIO per il 2020 dovrebbe essere quello di aiutare l’azienda nella costruzione di un modello per piattaforme: «Aperte, scalabili, interoperabili, ibride e adattive rispetto ai cambiamenti di contesto. La customer experience costituirà la stella polare rispetto alla quale si dovranno aggregare i mattoni elementari per la costruzione del percorso evolutivo del business e di conseguenza delle architetture informatiche a supporto».

La trasformazione digitale ha e avrà un grande impatto non solo sui processi aziendali ma anche sui sistemi informativi – spiega Giorgio Melilli di ISAB. «Sta cambiando il modo in cui gli utenti accedono ai dati. Bisogna fornire loro strumenti e fonti dati tali da consentire analisi sempre più complesse e veloci. Un compito affidato finora ai sistemi informativi aziendali. Oggi, i cosiddetti data scientist accedono autonomamente e creano informazioni di grande valore aziendale. Questo da un punto di vista IT richiede un modello architetturale diverso dove da un lato occorre garantire privacy, tracciabilità e sicurezza, dall’altro bisogna dare libero accesso agli utenti».

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Ma il cambiamento non è solo questione di tecnologia, ma anche di organizzazione. «Occorre innestare ed essere portavoce in azienda di un approccio service oriented che si basi su analisi e prototipazione veloce mediante metodologie come Design thinking, Scrum o Agile, Lean» – spiega Diego Cilea di Luna Abrasivi.

I CIO italiani hanno ben chiaro che la trasformazione è una disciplina focalizzata sul raggiungimento di risultati di business. I CIO dicono che c’è ancora molto lavoro da fare sui dati, nel rispetto delle normative e ponendosi limiti etici. È importante sottolineare che, se le organizzazioni si trasformano, i CIO e i leader aziendali devono agire insieme.

La trasformazione è più grande del CIO e del loro team.

L’avvento della AI e della Cognitive Enterprise ha riportato al centro dell’agenda del CIO/CDO la scrittura del codice e lo sviluppo di programmi e algoritmi proprietari. «Costruire un team di sviluppatori interni per la generazione di valore per l’impresa sarà un obiettivo organizzativo sfidante e propedeutico alla trasformazione digitale del prossimo decennio» – afferma Brandinali di Prysmian Group.

Giorgio Melilli di ISAB fa sapere che sono in corso diverse iniziative per il 2020, la più importante è legata alla realizzazione di strumenti per la loss detection basati su big data e analytics. Per Diego Cilea di Luna Abrasivi, è necessario oggi più che mai agire su adeguato commitment per facilitare i propri clienti interni a essere consapevoli delle possibilità offerte dalla tecnologia per la costruzione di processi agili e resilienti. «Il CIO senza commitment è “azzoppato”. Solo l’aumento di domanda di efficienza, miglioramento e performance può rendere la sua figura ancora determinante».

Un lavoro complesso che richiede sinergie estese, lavoro di squadra e collaborazione a tutti i livelli. E naturalmente, questo include sempre più il CEO, il team di leadership e il consiglio di amministrazione. Ma anche i clienti, i colleghi, i fornitori e i partner. Tutti questi devono essere fortemente allineati. Con il CIO che funziona da elemento di unione. Architettura, piattaforme e partnership sono le basi per costruire il successo.

In futuro – avverte Stefano Brandinali di Prysmian Group – le aziende dovranno muoversi in un ecosistema aperto e co-operare con realtà diverse e complementari: università, centri di ricerca, startup, consorzi. Senza dimenticare ovviamente i partner tradizionali, che vedranno però ridimensionato il loro ruolo, soprattutto sulle aree di frontiera. «Personalmente, mi piacerebbe aprire i confini delle nostre aziende per condividere i nostri talenti. Vorrei per esempio che i miei collaboratori potessero lavorare a progetti di altre aziende, e viceversa, secondo un modello “open and shared” di collaborazione». Per Giorgio Melilli di ISAB, il discorso sui partner è complesso – «in quanto sono necessarie diverse figure e caratteristiche, e in generale noto una scarsa qualità e diventa sempre più difficile orientarsi». Mentre per Diego Cilea di Luna Abrasivi assisteremo a piattaforme hardware sempre più hybrid cloud. «La collaborazione con system integrator e data scientists aiuterà a comprendere meglio mediante i dati dove è possibile innovare».

Il viaggio di Data Manager fra le priorità dei CIO per il 2020 si conclude con una considerazione chiara e importante: il ruolo di CIO ha ormai quarant’anni. I CIO, nelle organizzazioni che ne hanno uno, stanno ancora avendo un impatto sorprendente. L’evoluzione è nella natura stessa del CIO. I CIO hanno nel loro DNA la capacità di saper fare, di indirizzare, di gestire, di controllare progetti e programmi. Ma ora, alla partenza di questo 2020, è più che mai il momento per i CIO di allinearsi, fare squadra e trasformarsi. I leader IT che accetteranno la sfida della trasformazione, forniranno valore alle loro organizzazioni per i prossimi 10 anni. Del resto, in un momento storico di complessità senza precedenti, chi meglio di coloro che fanno parte della comunità IT può dare delle risposte alle esigenze trasformative delle imprese? Nel passaggio dai temi più transazionali a quelli digitali, non può che essere il CIO a interpretare questo ruolo.