Facebook, stop alla disinformazione sul coronavirus

Facebook vieta le pubblicità sulle cospirazioni del coronavirus

Il bilancio di contagi e vittime sale ma il rischio di fake news sui social è sempre in agguato e bisogna intervenire

Mentre il bilancio delle vittime del coronavirus con origine a Wuhan sale a oltre 200 persone e il numero di casi confermati raggiunge quasi i 10 mila in oltre 15 paesi, l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato di trovarsi di fronte ad “un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale”. Il coronavirus continua a diffondersi, così come la disinformazione su come prevenirlo e curarlo.

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Le false affermazioni su potenziali vaccini e metodi di prevenzione assurdi, quale evitare cibi freddi o non mangiare cibi piccanti, sono all’ordine del giorno sui social media. Anche “cure miracolose”, dallo sciacquarsi la bocca con una soluzione salina o bere candeggina, hanno creato una serie di bufale non indifferenti. 

Per questo, Facebook ha confermato di essere al lavoro per “limitare la diffusione” della disinformazione, indirizzando le persone verso fonti verificate e utili. Nel programma di “bonifica”, la società sta inviando proattivamente notifiche a persone che hanno già condiviso falsità relative alla febbre dalla Cina. 

Cosa succede

«Ci stiamo concentrando sul limitare, fino a eliminare, le affermazioni fasulle sul trattamento o l’attivazione di precauzioni inappropriate» ha osservato il responsabile della salute di Facebook, Kang-Xing Jin. Gli sforzi di Facebook comprendono la ricerca e la rimozione di una vasta mole di post, ma non tutti, un tacito riconoscimento che l’azienda non può contrastare ogni dubbio condiviso sulla piattaforma. Ma questo è il prezzo per il mantenimento di una gigantesca rete da due miliardi di persone, libere di creare e condividere qualsiasi teoria e soluzione medica ritengano opportuno, magari già sapendo che si tratta di una bufala.

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