Collaboration, cloud e sicurezza le sfide più importanti per l’IT

Collaboration, cloud e sicurezza le sfide più importanti per l’IT

Il 53% dei decision maker IT italiani investirà in cloud nel periodo 2021-2022, il 49% in sicurezza di rete, il 44% in cloud security, il 33% in infrastrutture multi cloud

Secondo la nuova ricerca Accelerating Digital Agility di Cisco, i CIO e i decision maker IT (ITDM) di tutto il mondo, Italia compresa, stanno cercando di massimizzare gli investimenti e creare innovazione, dopo un anno difficile nel quale hanno assunto un ruolo prominente, affrontando una profonda e critica trasformazione del contesto lavorativo.

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Negli ultimi dodici mesi, i CIO e gli ITDM di tutto il mondo sono stati posti di fronte alla sfida di accrescere rapidamente le capacità digitale e l’adozione del cloud, proteggendo le loro organizzazioni da una quantità sempre in aumento di minacce di sicurezza.

Adesso, i leader IT devono cercare di massimizzare gli investimenti fatti nel 2020 e di conseguenza, a livello mondiale, il 56% nel periodo 2021-22 andrà a investire in applicazioni cloud e/o in sicurezza della rete (rispettivamente 53% e 49% in Italia) il 51% nella sicurezza del cloud (44% Italia) e il 45% nell’infrastruttura multi-cloud (33% il dato del nostro paese).

Per supportare il successo delle loro aziende nel 2021 e oltre,  i responsabili IT hanno adattato le priorità e la strategia per concentrarsi su alcune questioni fondamentali: fornire strumenti di collaborazione sicuri per mantenere produttiva la forza lavoro distribuita offrire la migliore esperienza d’uso di applicazioni, sistemi, servizi a dipendenti e clienti; abbracciare il cloud e i modelli “as a Service”;  affrontare questioni aziendali interne e sociali con l’aiuto della tecnologia.

“I leader IT sono in prima linea per garantire il successo delle loro organizzazioni nel 2021”, ha dichiarato Liz Centoni, Chief Strategy Officer e GM, Applications di Cisco. “Anche se le questioni aperte rimangono e nuove sfide emergeranno, i CIO e i decisori IT ci stanno dicendo che hanno bisogno di ottenere sempre più agilita digital per i loro team, in modo da offrire loro velocità, flessibilità, e scelta nel consumare servizi sia in ambienti tradizionali che moderni.”

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Risultati principali

Per prepararsi al futuro del lavoro, i team devono poter accedere ai servizi in modo altamente sicuro e hanno bisogno delle migliori esperienze di collaborazione possibili: queste sono le chiavi per il successo di una forza lavoro ibrida.

La grande maggioranza di CIO e IT decision maker italiani non è sicura di come sarà il futuro del lavoro: il 65% dichiara questa incertezza, in buona compagnia con i colleghi di tutto il mondo (61%).  Molto chiare, però le priorità per guadagnarsi agilità nell’affrontare la trasformazione.

  • L’89% degli intervistati (93% in Italia) ritiene che mantenere la sicurezza, il controllo e la governance sui dispositivi degli utenti, sulle reti, sui cloud e sulle applicazioni sia essenziale.  Quasi totale accordo anche sull’importanza di fornire alla forza lavoro distribuita un accesso continuo alle applicazioni ed esperienze collaborative di alta qualità (86% globale, il 91% per l’Italia); inoltre l’88% ritiene di primaria importanza proteggere dal vasto panorama di minacce creato da una forza lavoro distribuita è di primaria importanza, proteggendo gli strumenti di lavoro remoto e i dati dei clienti o dei dipendenti (92% il dato italiano).

I team IT devono creare esperienze ottimizzate per gli utenti finali per tenere il passo con ambienti IT che sono diventati sempre più distribuiti, dinamici e complessi.

Più di tre quarti dei CIO e degli ITDM intervistati (il 77% in Italia) concordano sul fatto che il miglioramento dell’esperienza dell’utente dovrebbe focalizzarsi sul garantire un’esperienza davvero indimenticabile (“delightful”), invece che solo soddisfacente.  Per offrire un’ottima esperienza utente, l’89% pensa che sia importante garantire una performance coerente delle applicazioni, sia nell’applicazione che nell’infrastruttura, e l’86% crede che sia importante rendere l’infrastruttura dinamica quanto il software applicativo, per soddisfare le mutevoli esigenze di policy e ottimizzazione dell’applicazione e anche le esigenze di sviluppo.

Priorità simili anche per gli italiani, rispettivamente con il 91% e il 92% del campione che si dichiara convinto di queste necessità.   Anche se nello studiare l’esperienza dell’utente l’obiettivo dovrebbe essere “deliziare” l’utente, quasi tutti (90%) dicono che è però importante o molto importante mantenere la sicurezza da applicazione a infrastruttura per soddisfare la conformità, senza rallentare il business.

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La necessità di agilità, velocità, scalabilità e sicurezza sta spingendo all’adozione di ambienti cloud ibridi e soluzioni SASE (Secure Access Service Edge).

I CIO e gli ITDM stanno utilizzando il cloud per ottenere la resilienza aziendale. Tuttavia, non esiste una soluzione cloud unica per tutti.

Mentre la maggior parte dei CIO e degli ITDM (84% a livello globale, 87% per l’Italia) concorda sull’importanza di offrire libertà di scelta quando si tratta di ambienti cloud – che si tratti di ambienti on premises, cloud pubblico, cloud privato o SaaS – l’86%  pensa che sia essenziale offrire un modello operativo coerente tra questi ambienti (per l’Italia: 89%).

A livello mondiale, quasi il 70% dei CIO e degli ITDM hanno adottato soluzioni SASE perché stavano investendo in applicazioni cloud che dovevano essere protette (61%), amano rimanere aggiornati sulle best practice del settore (56%) e/o la loro forza lavoro sta per rimanere distribuita (37%).

Il dato italiano vede un’adozione di soluzioni SASE per il 57% del totale: simili le motivazioni, con un 40% che fa questa scelta perché la forza lavoro rimarrà distribuita, il 57% per proteggere le applicazioni cloud, il 47% per allinearsi con le best practice del settore.

I clienti si aspettano un’esperienza di consumo “come in cloud” indipendentemente dal fatto che le loro soluzioni siano distribuite on-prem o nel cloud, portando all’adozione diffusa di soluzioni “as a Service”.

Degli intervistati a livello globale, il 73% ha adottato soluzioni “as a Service” e il 76% utilizza modelli di consumo di tecnologia flessibili; per l’Italia, siamo rispettivamente al 59% e al 67%.

Tre quarti degli intervistati italiani e internazionali credono che la scelta di adottare soluzioni “as a Service” contribuirà a fornire una migliore esperienza per l’utente finale e una migliore esperienza per i team IT, aiutando le loro organizzazioni a raggiungere la coerenza operativa.   Inoltre, globalmente il 76%  ritiene che la scelta “as a Service” fornirà migliori risultati di business e il 77% vuole che le soluzioni “as a Service” siano adottate per semplificare i processi e rimuovere i rischi.  Percentuali sostanzialmente analoghe (79%  e 78% per l’Italia)

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La tecnologia sarà un fattore trainante nell’agevolare i CIO e gli ITDM a procurarsi e trattenere il personale con le competenze necessarie,  a supportare le iniziative aziendali interne e dare un contributo alle questioni sociali più ampie nel 2021.

La maggior parte dei CIO e degli ITDM (85%) ritiene che la capacità di attrarre e trattenere i talenti in un mondo sempre più digitale sarà fondamentale; una questione che per gli italiani è ancora più scottante, con una percentuale del 92%.   Per affrontare il tema  quasi la metà degli intervistati ha dichiarato di voler investire nell’aggiornamento del personale che già ha  (49%, il 44% per l’Italia)  e investire per procurarsi competenze e talenti in nuove aree (46%, in Italia al 38%) nei prossimi 12 mesi.

La maggior parte dei CIO e degli ITDM (90%) prevede di affrontare con il supporto della tecnologia anche iniziative aziendali  interne nel 2021, in materia di sostenibilità (50%), salute mentale dei dipendenti (50%), privacy (47%), diversità e inclusione (47%).

In Italia, si occuperanno di iniziative aziendali interne supportandole con la tecnologia il 70% degli intervistati, occupandosi soprattutto di privacy (35%) e sostenibilità (39%), seguite dal tema della salute mentale dei dipendenti (31%) e della diversity (28%).

Inoltre, l’85% a livello globale, e il 71% a livello italiano,  ritiene che affronterà  anche questioni sociali esterne all’azienda nel 2021, in aree quali il digital divide (39%), il settore sanitario (37%), il cambiamento climatico (35%), la giustizia sociale (34%), i diritti umani (33%), la lotta alla disinformazione o “fake news” (31%), la povertà, la fame, l’aiuto ai senzatetto (28%).