Occhiali connessi di Facebook, i dubbi del garante irlandese

Meta porta più IA a bordo degli ultimi Ray-Ban

Interrogativi sull’utilità della spia in fase di registrazione

Il Garante per la privacy irlandese, conosciuto come Data Privacy Commissioner, ha sollevato dubbi sul funzionamento degli occhiali connessi di Facebook, i Ray-Ban Stories. Dopo le prime questioni poste dal Garante italiano, l’autorità irlandese, Paese in cui risiede la divisione europea di Facebook, si pone ulteriori domande su quanto il led luminoso, che si accende in fase di registrazione video e scatto foto, sia congruo ad avvisare la cattura dell’ambiente circostante da parte di chi indossa l’accessorio. 

“Sebbene sia oramai accettato che molti dispositivi, inclusi gli smartphone, possono registrare individui, il caso generale è che la fotocamera o il telefono siano visibili come il dispositivo attraverso il quale avviene la registrazione, mettendo così sotto notifica le persone catturate nelle riprese. Con gli occhiali, c’è una spia molto piccola che si accende quando si verifica la registrazione. Il Data Privacy Commissioner non ha ricevuto test approfonditi in quest’area da Facebook o da Ray-Ban, per garantire che la spia led sia un efficace mezzo di notifica” si legge in una nota. 

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Il Garante italiano, il 10 settembre, ha chiesto di valutare la conformità degli occhiali intelligenti alle leggi europee sulla privacy. A riguardo Facebook ha fatto sapere “di avere già inviato all’Autorità Garante irlandese (DPC) le risposte alle domande poste, a fini dell’esame da parte di quest’ultimo”. Realizzati insieme ad EssilorLuxottica, i Ray-Ban Stories consentono di ascoltare musica, effettuare chiamate o scattare foto e brevi video, da condividere su Facebook così come sui social preferiti, trasferendo i contenuti verso lo smartphone tramite Bluetooth. 

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