Qualunque schema di business, una relazione, un compito che svolgiamo può essere ricondotto a un gioco, un sistema in cui le persone vengono ingaggiate con regole più o meno definite per ottenere determinati risultati. Ma le tipologie di gioco non sono tutte uguali. Si possono individuare due grandi distinzioni, analizzate da Simon Sinek: il gioco finito e il gioco infinito.
Sinek è per me uno dei più grandi interpreti dell’evoluzione delle organizzazioni nel mondo, autore di molti libri, fra cui il noto “The infinite game”. Mi piace citarlo perché personalmente mi è stato utile nel cambiare punto di prospettiva, in un momento storico particolarmente dinamico e trainato da innovazioni tecnologiche senza precedenti, frontiera di trasformazioni epocali.
Dicevamo, gioco finito vs gioco infinito. Nel gioco finito si definiscono bene le regole, sin dall’inizio, c’è un tempo stabilito, si conoscono gli attori coinvolti e con quali schemi di gioco ci si confronta. Alla fine del match c’è sempre un vincitore e un vinto. Molto diverso è il gioco infinito. Pensiamoci. Come interpretiamo il gioco di un’azienda? Secondo questa visione, potremmo aver sbagliato approccio, applicando le regole di un gioco finito a un gioco che in realtà non lo è affatto.
Ci sono ovviamente delle regole di etica e conduzione del business, ma il tempo di gioco, ad esempio, è senza fine. Spesso, ci focalizziamo sul breve termine: ci basiamo sull’analisi di un quarter, che altro non è che una convenzione sociale che ci siamo dati per monitorare i risultati in una continuità temporale che è però assoluta. E poi, pensiamo di avere un quadro degli avversari, ma non è così: non c’è mai una conoscenza reale dei competitor perché l’arena cambia di continuo e si aggiungono sempre nuovi player.
Cambiando contesto, guardiamo all’evoluzione tecnologica: non c’è nulla di realmente definito, non c’è mai un punto fermo e i parametri di applicazione sono in perenne cambiamento, così come gli attori che emergono, offrendo sempre nuove soluzioni. Il progresso, lo sappiamo, avviene mediante un processo ciclico di distruzione creatrice e continua a sorprendere i protagonisti ormai affermati che giocano però con la guardia abbassata. Questo perché ogni innovazione risolve problemi, ma allo stesso tempo dà spazio a nuovi quesiti a cui dare una risposta, in un paradosso di problema-soluzione in continuo loop.
La competitività non consiste più nel difendere i propri asset o la propria posizione sul mercato. Qualunque vantaggio un’azienda possa avere sui suoi concorrenti ha una data di scadenza e somiglia molto più ai cubetti di ghiaccio che ai diamanti. È piuttosto questione di agilità, di saper fare per stare al passo con i cambiamenti che avvengono nell’ambiente circostante: unica vera regola per continuare a giocare.
La tecnologia è senza dubbio una chiave primaria per rimanere nel gioco infinito, perché sostiene la trasformazione dell’organizzazione e l’innovazione di prodotto.
Padroneggiare le nuove tecnologie e saperle interpretare per il business nostro e per quello dei clienti è una skill irrinunciabile oggi, quel valore percepito che si trasmette nell’azione, fornendo risposta alle mutevoli esigenze da risolvere o, meglio ancora, anticipandole.
La straordinarietà del momento storico che stiamo vivendo è che sul fronte dell’evoluzione tecnologica siamo tutti interessati da una profonda trasformazione che coinvolge ogni sfera del business.
Il vantaggio che abbiamo è, però, ancora tutto da scoprire: le nuove sfide IT che ci troviamo ad affrontare ci stanno di fatto abilitando a nuovi schemi di gioco, offrendoci nuovi alleati con cui scendere in campo.
E così, ad esempio, Intelligenza artificiale, AI generativa, Robotic process automation, Blockchain e tutte le applicazioni di Cognitive intelligence ci permettono di costruire una nuova visione per il business, guidando una strategia di successo a tre step: insight, innovation, action, ovvero capire, innovare, agire.
Andrea Ruscica president & strategy lead di Altea Federation
