OpenAI e Microsoft devono rispondere ad altre accuse contro ChatGPT

OpenAI e Google avrebbero usato video di YouTube per addestrare i modelli di IA

Secondo tre siti web, il chatbot preleva nozioni dai loro contenuti violando il diritto d’autore

Microsoft e OpenAI stanno iniziando a collezionare troppe accuse legali. Altri tre siti di notizie hanno citato in giudizio le aziende per violazione del copyright. The Intercept, Raw Story e AlterNet hanno intentato azioni separate accusando ChatGPT di riprodurre contenuti uguali “alla lettera o quasi alla lettera” di quelli che ospitano, eliminando importanti attribuzioni come il nome dell’autore. I siti, tutti rappresentati dallo stesso studio legale, affermano che se ChatGPT si fosse formato sul materiale protetto da copyright, “avrebbe imparato a comunicare tali informazioni fornendo risposte”. Raw Story e AlterNet hanno aggiunto che OpenAI e Microsoft dovevano sapere che il chatbot sarebbe stato meno popolare e avrebbe generato entrate inferiori se “gli utenti avessero ritenuto che le risposte di ChatGPT violassero i diritti d’autore di terze parti”. 

Le testate giornalistiche sottolineano nella causa che OpenAI offre un sistema di opt-out per i proprietari di siti Web, il che significa che la società deve essere consapevole della potenziale violazione del copyright. Microsoft e OpenAI hanno anche affermato che difenderanno i clienti dalle azioni legali relative alla violazione del copyright che potrebbero derivare dall’utilizzo dei loro prodotti e pagheranno anche i costi sostenuti. Alla fine dell’anno scorso, il New York Times ha citato in giudizio OpenAI e Microsoft per violazione del copyright, sottolineando che “cerca di ritenerli responsabili per miliardi di dollari di danni legali ed effettivi”. OpenAI ha chiesto a un tribunale di respingere tale affermazione, secondo cui il NYT ha approfittato di un bug di ChatGPT che gli faceva replicare gli articoli parola per parola. Le società devono anche affrontare azioni legali da parte di numerosi autori di saggistica che le accusano di “furto massiccio e deliberato di opere protette da copyright”.

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