Verso una regolamentazione globale dell’AI? Tra opportunità e rischi, le preoccupazioni del G7
Per capire se il Gruppo dei 7 (Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, UK e USA) si allineerà con il percorso dell’AI Act europeo, o se ci saranno accelerazioni, allentamenti o inattese divergenze, sarà necessario attendere la sessione finale del vertice con l’adozione delle conclusioni. Nell’attesa di leggere il documento finale, possiamo affermare che la posizione del Governo è cauta, come quella di tutti coloro che in questo momento affrontano l’argomento. Inoltre, la geografia dei partecipanti al G7 in Puglia non rispecchia quella degli investimenti sull’AI, con un predominio di UK e USA che non si può ignorare. La geopolitica del digitale è un punto centrale nelle nuove sfide della politica internazionale, come spiega il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.
Oggi, in agenda insieme all’intelligenza artificiale, si parlerà di migrazioni, energia, Africa e Mediterraneo. Per il presidente del consiglio Giorgia Meloni, l’innovazione è uno strumento fondamentale per il progresso, la competitività e la sicurezza del Paese. Ma servono regole e rivendica il ruolo della destra nell’aver compreso prima degli altri i rischi della globalizzazione senza regole. Nella strategia di governo di Meloni, l’innovazione è una «forza trasversale» che può essere plasmata e indirizzata in base alle priorità politiche, soprattutto nel contesto della transizione energetica e digitale per lo sviluppo sostenibile.
Grande interesse suscita l’arrivo di Papa Francesco, il quale si è già espresso sulla centralità dell’uomo rispetto ai progressi dell’intelligenza artificiale, considerata potenziale moltiplicatore di opportunità ma anche di disuguaglianze, se non governata. Questo punto di vista è stato più volte ribadito dal suo consigliere Padre Paolo Benanti, docente alla Gregoriana e presidente della Commissione sull’AI del governo. Tuttavia, non si può parlare di etica solo in relazione all’intelligenza artificiale, dimenticando la neutralità della tecnologia, due concetti che non sempre collimano. È importante sottolineare un primato umano nelle decisioni, anche se questo primato non è infallibile. Anzi, un’intelligenza “rinforzata” e diciamo “superiore” nel senso di super partes e non self-interest – Spirito Santo a parte, s’intende – potrebbe contribuire a governare gli squilibri e i bias presenti nella società, che attualmente costituiscono la base statistica di allenamento degli algoritmi di AI.
Dall’inizio degli anni 80, Internet è stato il catalizzatore di tre fenomeni collegati: unificazione dell’informazione, universalità dell’accesso e crescita esponenziale dei dati. Oggi, l’economia di Internet è controllata da un manipolo di 14 aziende private, di cui solo un paio europee. Il ritardo dell’Europa, dovuto alla sottovalutazione dell’importanza di Internet, si trascina da decenni. Con l’AI Act, l’Europa ha scelto la leva normativa per contenere la colonizzazione tecnologica. La sovranità tecnologica si costruisce nel tempo e, almeno per il momento, resta incolmabile. Con 400 milioni di utenti e il 22% del PIL mondiale, l’UE spera di sfruttare questa leva per riequilibrare la situazione, con Italia, Germania e Francia che lavorano per una strategia comune. Almeno fino a questo momento.
Lo stesso Nuclear Safety and Security Report riconosce non solo la duplice natura dell’intelligenza artificiale e il suo potenziale impatto in termini di sicurezza e difesa, ma anche il suo contributo positivo nel migliorare e velocizzare vari processi. Tuttavia, l’NSSG esprime preoccupazioni riguardo al possibile uso improprio e malevolo dell’AI, che, in combinazione con altre tecnologie convergenti, potrebbe comportare rischi imprevisti nel prossimo futuro. Tali minacce – in quanto inedite – potrebbero richiedere contromisure innovative, che non possono basarsi solo sull’esperienza accumulata negli anni. La possibile contaminazione delle informazioni e manipolazione dei dati interrompono la catena di fiducia con conseguenze economiche, decisioni errate e perdita di affidabilità dei sistemi, non solo tecnologi ma democratici. La politica è avvisata.
Papa Francesco al G7 in Puglia: «L’AI sia servizio dell’uomo e non viceversa»
Davanti ai leader del G7, seduto tra Meloni e Macron, il Pontefice rompe subito il protocollo: «Ho qui due versioni, una lunga e una corta. Leggerò quella corta». E nel suo intervento di oltre 20 minuti spiega come la potenza della tecnologia rende l’intelligenza artificiale uno strumento «capace di sedurre», ma al tempo stesso «terrifying» – e per questo si impone «una riflessione all’altezza della situazione». Secondo il Papa, l’intelligenza artificiale nasce «dal potenziale creativo che Dio ci ha donato» – ma potrebbe anche «accentuare le disuguaglianze tra nazioni avanzate e nazioni in via di sviluppo, tra ceti sociali dominanti e subalterni, mettendo così a rischio la possibilità di una cultura dell’incontro a favore di una cultura dello scarto».
Papa Francesco sottolinea l’ambivalenza dell’AI e parla di condizione tecno-umana. Se consideriamo l’AI uno «strumento» – viene spontaneo affermare che i benefici o i danni che essa porterà dipenderanno dal suo impiego.
«L’essere umano ha da sempre mantenuto una relazione con l’ambiente mediata dagli strumenti che via via produceva. Non è possibile separare la storia dell’uomo e della civilizzazione dalla storia di tali strumenti. Qualcuno ha voluto leggere in tutto ciò una sorta di mancanza, un deficit, dell’essere umano, come se, a causa di tale carenza, fosse costretto a dare vita alla tecnologia. Uno sguardo attento e oggettivo in realtà ci mostra l’opposto. Viviamo una condizione di “ulteriorità” rispetto al nostro essere biologico. Siamo esseri sbilanciati verso il fuori-di-noi, anzi radicalmente aperti all’oltre. Da qui prende origine la nostra apertura agli altri e a Dio. Da qui nasce il potenziale creativo della nostra intelligenza in termini di cultura e di bellezza. Da qui, da ultimo, si origina la nostra capacità tecnica. La tecnologia è così una traccia di questa nostra ulteriorità».
Tuttavia, l’uso degli «strumenti» non sempre è univocamente rivolto al bene. «Anche se l’essere umano sente dentro di sé una vocazione all’oltre e alla conoscenza vissuta come strumento di bene al servizio dei fratelli e delle sorelle e della casa comune, non sempre questo accade. Anzi, non di rado, proprio grazie alla sua radicale libertà, l’umanità ha pervertito i fini del suo essere trasformandosi in nemica di sé stessa e del Pianeta».
Stessa sorte possono avere gli strumenti tecnologici – evidenzia il Pontefice.
«Solo se sarà garantita la loro vocazione al servizio dell’umano, gli strumenti tecnologici riveleranno non solo la grandezza e la dignità unica dell’essere umano, ma anche il mandato che quest’ultimo ha ricevuto di “coltivare e custodire” il Pianeta e tutti i suoi abitanti».
Per Papa Francesco parlare di tecnologia vuol dire – «parlare di cosa ci rende esseri umani e quindi di quella condizione unica tra libertà e responsabilità». E questo significa parlare di etica. «Quando i nostri antenati, affilarono delle pietre di selce per costruire dei coltelli, li usarono sia per tagliare il pellame per i vestiti sia per uccidersi gli uni gli altri».
L’intelligenza artificiale, però, è uno strumento ancora più complesso.
«Direi quasi che si tratta di uno strumento sui generis. Così, mentre l’uso di un utensile semplice – come il coltello – è sotto il controllo dell’essere umano che lo utilizza e solo da quest’ultimo dipende un suo buon uso, l’intelligenza artificiale – invece – può adattarsi autonomamente al compito che le viene assegnato e, se progettata con questa modalità, operare scelte indipendenti dall’essere umano per raggiungere l’obiettivo prefissato».
Per questo è necessario garantire uno spazio di controllo significativo dell’essere umano sul processo di scelta dei programmi di intelligenza artificiale, perché è in gioco la «stessa dignità umana».
Non dobbiamo dimenticare infatti che nessuna innovazione è neutrale.
«La tecnologia nasce per uno scopo e, nel suo impatto con la società umana, rappresenta sempre una forma di ordine nelle relazioni sociali e una disposizione di potere. Questa dimensione di potere della tecnologia include sempre, in una maniera più o meno esplicita, la visione del mondo di chi l’ha realizzata e sviluppata. Questo vale anche per i programmi di intelligenza artificiale. Affinché questi ultimi siano strumenti per la costruzione del bene e di un domani migliore, debbono essere sempre ordinati al bene di ogni essere umano. Devono avere un’ispirazione etica».
Sulla politica di cui c’è bisogno e sulla capacità di governare il cambiamento il Papa afferma – «che non è possibile nascondere il rischio concreto che l’intelligenza artificiale limiti la visione del mondo a realtà esprimibili in numeri e racchiuse in categorie preconfezionate, estromettendo l’apporto di altre forme di verità e imponendo modelli antropologici, socio-economici e culturali uniformi».
Il paradigma riduzionistico che riduce l’essere a energia, materia e informazione, incarnato dall’intelligenza artificiale, rischia allora di fare spazio a un paradigma ben più pericoloso, che Papa Francesco identifica come – paradigma tecnocratico: «Non possiamo permettere a uno strumento così potente e così indispensabile come l’intelligenza artificiale di rinforzare un tale paradigma, ma anzi, dobbiamo fare dell’intelligenza artificiale un baluardo proprio contro la sua espansione».
Ed è proprio qui che l’azione politica si fa più urgente. «Per molti la politica oggi è una brutta parola, e non si può ignorare che dietro questo fatto ci sono gli errori, la corruzione, l’inefficienza di alcuni politici. A ciò si aggiungono le strategie che mirano a indebolirla, a sostituirla con l’economia o a dominarla con l’ideologia».
La società mondiale ha gravi carenze strutturali che non si risolvono con rattoppi o soluzioni veloci meramente occasionali. «Ci sono cose che devono essere cambiate con reimpostazioni di fondo e trasformazioni importanti» – conclude il Pontefice. Solo la politica sana può avere la capacità di governare la complessità del cambiamento, coinvolgendo settori e saperi diversi per e aprire la strada a opportunità differenti, che non implicano di fermare il progresso, ma di incanalare tale energia in modo nuovo. E questo è il caso dell’intelligenza artificiale. «Spetta a ciascuno di noi farne buon uso e spetta alla politica creare le condizioni perché un tale buon uso sia possibile e fruttuoso».
La cooperazione internazionale per affrontare le sfide globali
Nel documento conclusivo, il G7 riafferma l’impegno per una governance condivisa su pace, sicurezza, crescita sostenibile e sviluppo dell’intelligenza artificiale. Lo spartiacque – anche rispetto a possibili nuovi orientamenti a livello europeo – è il sostegno continuo all’Ucraina nella sua lotta contro l’aggressione russa e la condanna degli attacchi terroristici di Hamas contro Israele. Ribadito l’impegno verso l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e la sicurezza alimentare. Al centro dei bilaterali il cambiamento climatico. I leader del G7 si impegnano a intraprendere azioni concrete per mantenere l’aumento della temperatura globale entro i limiti dell’Accordo di Parigi, riaffermando l’importanza della protezione dell’ambiente per le generazioni future.
I leader del G7 rinnovano l’impegno a promuovere una crescita economica globale forte e inclusiva, mantenendo la stabilità finanziaria e investendo nelle transizioni digitali e verso l’energia pulita. Il documento sottolinea l’importanza di un sistema commerciale multilaterale basato su regole e di un sistema fiscale internazionale più equo e stabile. L’uguaglianza di genere è stata un tema molto discusso, con l’annuncio di un impegno a sbloccare almeno 20 miliardi di dollari in investimenti per l’empowerment delle donne nei prossimi tre anni. Questa iniziativa mira a promuovere l’uguaglianza di genere e a migliorare le opportunità economiche per le donne a livello globale. La sfida più grande sarà garantire che i principi enunciati nei vertici internazionali trovino una reale applicazione nei contesti locali, evitando che rimangano solo sulla carta.
L’intelligenza artificiale al servizio del progresso e dello sviluppo sostenibile
Il documento finale del vertice pone particolare attenzione sulle opportunità e i rischi dell’intelligenza artificiale e sulla necessità di governare il cambiamento in modo sicuro e responsabile. I leader hanno annunciato un piano d’azione per l’uso dell’AI nel mondo del lavoro e lo sviluppo del Codice di Condotta Internazionale per le organizzazioni che sviluppano sistemi avanzati di AI sicura, trasparente e affidabile, con la creazione di un marchio per identificare le organizzazioni che partecipano volontariamente e implementano il quadro di rendicontazione del Codice.
La trasformazione digitale, inclusiva e incentrata sull’uomo, è considerata fondamentale per sostenere la crescita economica e lo sviluppo sostenibile. Questo approccio mira a massimizzare i benefici dell’intelligenza artificiale, gestendo al contempo i rischi, in linea con i valori democratici condivisi e il rispetto dei diritti umani.
Per raggiungere tali obiettivi, i leader del G7 hanno sottolineato l’importanza di sviluppare approcci alla governance dell’AI che evitino la frammentazione della governance e promuovano l’inclusione e la diversità su tutti i fronti. La cooperazione internazionale è al centro di questa strategia. Il G7 collaborerà attivamente con stakeholder, organizzazioni e iniziative come il Global Partnership on AI (GPAI) e l’OCSE, integrando i risultati del summit sull’AI di Seoul e dei prossimi vertici, tra cui il Summit delle Nazioni Unite e l’AI Action Summit del 2025. L’ altro punto fondamentale è l’avanzamento dei risultati dell’Hiroshima AI Process, un anno dopo il G7 del 2023. L’obiettivo è migliorare l’interoperabilità tra i vari approcci alla governance dell’AI, promuovendo certezza, trasparenza e responsabilità.
Il G7 ha accolto con favore il Toolkit for Artificial Intelligence in the Public Sector, uno strumento destinato ad aiutare i governi a fornire migliori servizi alle economie e alle società, proteggendo al contempo i diritti e le libertà fondamentali. Un altro obiettivo cruciale è garantire che l’AI aumenti la produttività, creando lavori di qualità e dignitosi, promuovendo l’inclusione e le pari opportunità. Per raggiungere questi obiettivi, sarà lanciato un piano d’azione sull’uso dell’AI nel mondo del lavoro, sviluppato dai Ministri del Lavoro del G7. Questo piano prevede azioni concrete per sfruttare appieno il potenziale dell’AI, garantire pieno accesso alla riqualificazione e all’aggiornamento professionale, e attivare partnership con il settore privato per colmare le lacune nelle competenze.
Il G7 si impegna inoltre a migliorare la cooperazione per rafforzare l’adozione e lo sviluppo di nuove tecnologie, inclusa l’AI, per le micro, piccole e medie imprese, favorendo così la crescita economica di tutti i paesi coinvolti. La trasparenza e l’adesione ai diritti internazionali dei lavoratori e agli standard del lavoro sono incoraggiate in ogni fase della catena di approvvigionamento dell’AI.
Per colmare i divari digitali e raggiungere l’inclusione digitale, il G7 lavorerà con i paesi in via di sviluppo e le economie emergenti. Il G7 promuoverà anche la cooperazione per una connettività sicura e resiliente dei cavi sottomarini, fondamentale per le rotte strategiche come l’Artico e il Pacifico. Inoltre, sarà rafforzata la collaborazione sulla tecnologia quantistica e sulla biotecnologia, inclusa la convergenza con l’AI.
Nel contesto attuale di rapida evoluzione tecnologica e interconnessione globale, il G7 ha ribadito l’importanza cruciale di implementare il Data Free Flow with Trust (DFFT). Questa iniziativa mira a consentire flussi di dati transfrontalieri affidabili, elemento fondamentale per stimolare e sostenere l’economia digitale globale. Il DFFT non solo facilita l’innovazione e la crescita economica, ma preserva anche la capacità dei governi di affrontare gli interessi pubblici legittimi, garantendo che la sicurezza e i diritti dei cittadini siano sempre protetti.
Parallelamente, il G7 riconosce il ruolo essenziale delle catene di approvvigionamento globali dei semiconduttori, che devono essere resilienti e affidabili per sostenere l’infrastruttura tecnologica mondiale. In questa ottica, è stata accolta con favore l’istituzione di un Gruppo di Contatto per i Semiconduttori. Questo gruppo ha il compito di rafforzare il coordinamento tra i membri del G7 per affrontare le diverse questioni che incidono sull’industria dei semiconduttori, garantendo così una risposta rapida ed efficiente alle sfide e alle opportunità che si presentano in questo settore critico.
L’impegno condiviso sullo sviluppo della scienza di frontiera e delle tecnologie emergenti si coniuga con la ricerca sui nuovi materiali, la mobilità internazionale dei talenti e l’open science. Questo impegno include la sicurezza e l’integrità della ricerca, con l’Italia che ospiterà una conferenza del G7 su questi temi. L’istituzione del Venice Justice Group fungerà da coordinamento per affrontare gli impatti dell’implementazione dell’AI nel settore della giustizia, riconoscendo che l’uso dei sistemi di AI non deve interferire con il potere decisionale dei giudici né con l’indipendenza giudiziaria.
Qui la dichiarazione finale firmata dal G7