Intervista a Renzo Rubino: il Festival di Sanremo e il nuovo disco

L’anno scorso con “Il postino (amami uomo)” Renzo Rubino ha vinto tra i giovani. Quest’anno torna al Festival di Sanremo nella categoria dei big con i brani “Ora” e “Per sempre e poi basta”. Renzo pubblicherà il 20 febbraio il suo nuovo album, “Secondo Rubino”

«Spotify è una manna per il mondo della musica»

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Promosso. Renzo Rubino passa dai giovani dal Festival di Sanremo (ha vinto il premio della critica l’anno scorso) alla categoria big. In gara quest’anno porterà “Ora”, uno schiaffo a chi vive poco il presente, e “Per sempre e poi basta”, che racconta dell’ultimo bacio alla fine di una storia d’amore. Entrambi i brani faranno parte del suo nuovo album “Secondo Rubino”.

Data Manager: Su Facebook abbiamo letto la tua sincera sorpresa per essere stato selezionato tra i big del Festival di Sanremo.

Renzo Rubino: Quella era sorpresa vera. È andata così: ero al lavoro sul cd, che doveva uscire ad aprile. Un giorno il mio manager mi dice ‘troviamo un modo di presentarci a Sanremo’. A un eventuale duetto ho detto no, perché non mi va di inventarmi cose che non sono quello che io sono. Ho quindi scelto due canzoni per il Festival, lo ho seminate e loro sono cresciute spontaneamente. Il 18 dicembre ho avuto la notizia della selezione nei big. Ero in treno e mi arrivavano telefonate a cui non rispondevo, stavo facendo altro. Non ne sapevo nulla, poi alla fine ho risposto a una di queste chiamate ed è stata una botta. E’ un orgoglio per me esserci, visti i tanti big che avevano più titoli di me per partecipare a Sanremo.

Sei attivo su Facebook e Twitter. La tua presenza su Spotify è più recente?

Sì, ci sono da poco anche con un secondo account che non è quello ufficiale, ma solo perché non sono riuscito a sincronizzare i due profili. Penso che Spotify sia una manna per il mondo della musica, un nuovo modo per far entrare una boccata d’aria in un settore in crisi.

Ci sono stati artisti anche importanti che invece hanno criticato Spotify e sistemi simili…

In un periodo in cui non si vendono più dischi credo sia importante far arrivare le canzoni alle persone. Con Spotify non scarichi gratuitamente quello che vuoi, ma paghi (o c’è la pubblicità) per ascoltare in streaming le canzoni. Se la regola fosse ‘tutta la musica gratis per tutti’ direi di no anche io. I dischi credo che saranno sempre più un prodotto per i feticisti dell’oggetto-disco, che sarà esteticamente sempre più bello e curato.

 

Cosa ascolti su Spotify?

Di tutto, da Bruno Martino ai Portishead. E poi navigo, scopro, faccio le mie playlist. Ma per scrivere musica non dovresti ascoltare niente, altrimenti vieni influenzato. Quindi io ascolto per puro piacere, non perché devo arricchirmi per scrivere le mie cose. Ad esempio, in questo mio nuovo disco non ci sono chitarre, in un periodo in cui in Italia le usano tutti: volevo creare un mio suono. Magari non sarà capito, ma almeno è il mio suono.

Come nascono le tue canzoni?

Appena arriva un’emozione mi metto subito al piano per tirar fuori i sentimenti che diventano musica e poi parole, tutto immediatamente salvato su un registratore. Il testo nasce in concomitanza con la musica, ed è sempre tutto autobiografico – se no non potrei definirmi cantautore. Finito un disco penso già al prossimo, ma non vivo con l’ansia di dimostrare. Io faccio questa musica in questa maniera, e va bene così. Penso che se si ha una visione della vita un po’ alla grande Lebowski (protagonista del film omonimo che vive in maniera disimpegnata, nda), si viva più tranquilli.

Com’è finita la vicenda di Al Bano (Renzo a 19 anni si è presentato con la sua band a un concerto di Al Bano dicendo al promoter di dover aprire il concerto, nda)?

Al Bano mi ha invitato a Cellino San Marco. Un giorno mi ha telefonato, io pensavo a uno scherzo. Ha voluto sapere la storia della cena che mi dovrebbe offrire (perché lui era all’oscuro di tutto): alla fine del famoso concerto che ho aperto con la mia band, il promoter ci ha detto che Al Bano era rimasto soddisfatto della nostra esibizione e ci avrebbe portati a cena con lui. La cena non me l’ha pagata, però mi ha invitato a casa sua.

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