L’Ue indaga sulla distribuzione di iPhone 5, potrebbe essere anti-concorrenziale

La Commissione europea ha aperto un’indagine sugli accordi di distribuzione siglati da Apple in Europa che conterrebbero clausole per tagliare fuori gli altri produttori dal mercato

Si conferma non essere un buon momento per Apple dal punto di vista legale. Il Congresso degli Stati Uniti ha accusato Apple di essere il più grande evasore fiscale del Paese e l’Unione Europea, che già aveva criticato la policy di garanzia della Mela, ha aperto un’indagine preliminare sugli accordi di distribuzione siglati da Apple nel Continente. Secondo la Commissione europea, questi conterrebbero delle clausole anti-competitive.

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Condizioni contrattuali favorevoli ad Apple

Il Financial Times riferisce che gli operatori telefonici europei avrebbero chiesto a Bruxelles di porre un freno alle politiche di vendita anti-concorrenziali di Apple. Pare infatti che nei contratti siglati dalla Mela con le Telco sia imposto un numero minimo di device da acquistare. Inoltre, gli operatori sarebbero obbligati a utilizzare un budget ridotto di marketing per i prodotti dei concorrenti e sembrerebbe che le condizioni di vendita di quest’ultimi debbano essere peggiori di quelle riservate alla Mela.

“Prima di lanciare un’indagine formale di abuso, – scrive il quotidiano statunitense – la Commissione Europea deve avere fiducia nel fatto che Apple sia dominante sul mercato europeo, il che potrebbe rivelarsi difficile, data la popolarità del Samsung Galaxy”. In effetti i prodotti della casa coreana stanno andando davvero a ruba e il nuovo Galaxy S IV promette di raggiungere nuove vette di vendita

Restrizioni tecniche

Nel questionario della Comissione europea a cui Apple dovrà rispondere per far luce su queste problematiche, si chiede anche se l’azienda di Cupertino imponga agli operatori restrizioni tecniche sull’iPhone 5, che sarà presto sostituito dall’iPhone 5S. “Ci sono inoltre indicazioni di alcune funzioni tecniche disabilitate su certi prodotti Apple in alcuni paesi dell’Europa. Se l’esistenza di questo comportamento fosse confermata, potrebbe rappresentare una violazione della legge antitrust”, si legge nell’elenco di domande redatto dalla Commissione.

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