Il caso Acer segna la svolta nel Pc?


L’uscita di Gianfranco Lanci dalla casa taiwanese, che con due trimestri consecutivi con il segno meno appare in fase di stallo, è la conseguenza di una politica aziendale troppo Pc-centrica e orientata al mercato consumer o segna il malessere di un settore che, dopo trent’anni, ha trovato in tablet e smartphone e nel mondo applicativo circostante un eco-sistema alternativo?

 

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Il Pc si appresta a spegnere la sua trentesima candelina con un colpo di tosse o ha bisogno dell’ossigeno? L’uscita-choc di Gianfranco Lanci da quella Acer di cui non solo era, dal 2007, il Ceo, ma, da tempo ben più lungo, il timoniere di una crescita – basata sulla fede nel Pc portatile, su un’organizzazione ultraleggera che trovava la contropartita nel focus su mercato consumer e nel canale indiretto al 100% – segna un punto di domanda per l’intero settore.

Dopo un buon 2010 (+13%), spinto dall’effetto-molla dopo un 2009 deludente, dalla crescita dei netbook e dal successo di Windows 7, il mercato dei Pc ha incominciato a dare segni di appesantimento tra il terzo e il quarto trimestre dello scorso anno. Il 2011 si è aperto con il colore rosso, con vendite in calo dell’1,1% secondo Gartner, del 3,2% secondo IDC, anche se le stime per l’intero anno restano con il segno “più”. Acer, già in calo sul finale dello scorso anno, ha messo a segno i risultati più deludenti, con una flessione a due cifre. Un risultato che sconta due fattori strutturali e uno congiunturale: lo stallo del mercato dei netbook, dove aveva conquistato una posizione dominante, il calo della domanda consumer, che rappresenta il suo ambito privilegiato, e il sovra-stock nel canale nel terzo e quarto trimestre.

Risultato: se all’inizio del 2010 Acer saliva al secondo posto, dietro HP nelle vendite dei Pc (per volumi, ma non per fatturato), all’inizio di quest’anno veniva riagganciata e, secondo IDC, nuovamente superata da Dell, mentre la cinese Lenovo è ormai a un passo, pronta a contenderle anche il terzo posto. E nel mercato Usa, nonostante l’acquisizione di Gateway, i risultati sono stati ancora peggiori. Secondo gli osservatori, Acer ha pagato più di altri la trasformazione di un mercato che sta disamorandosi del Pc per invaghirsi di tablet e smartphone.

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Troppo consumer o troppo Pc?

Lanci, la cui uscita segue una dichiarata e non sanata divergenza d’opinioni con il board di Acer, ha pagato l’incertezza di una visione dell’azienda da un lato troppo Pc-consumer-dipendente e dall’altro messa nell’angolo nei settori emergenti. Con i suoi esigui margini (quelli operativi non superano il 3% e il gross margin viaggia attorno il 10%) che non consentivano passi azzardati, l’azienda taiwanese in questi anni ha scelto la prudenza nelle strategie di prodotto, entrando in nuovi mercati solo dopo che questi avevano dato prova di rappresentare volumi interessanti. È entrata nei Pda quando il settore stava ormai morendo, negli smartphone sta provando per la seconda o terza volta e nei tablet è arrivata solo ora con la serie Iconia. Anche nei netbook era arrivata dopo Asus, ma qui si trattava pur sempre di Pc portatili ultra-low cost. Da quanto si può intuire, lo scontro nel board è ruotato attorno all’accusa di aver perso mordente e concentrazione nei Pc, senza riuscire a creare nello stesso tempo un’alternativa valida negli altri prodotti. A febbraio, in un’intervista, Lanci aveva ammesso: l’obiettivo di Acer non è più quello di diventare numero uno nei Pc (ovvero di competere per la prima posizione con HP), indicato due anni fa dal president J.T. Wang, ma il numero uno nella mobilità in senso lato, quindi da smartphone, a tablet, a notebook («e se questo vorrà dire essere primi anche nei Pc tanto meglio»). Il nuovo corso espresso da Wang, divenuto intanto Ceo, è: il Pc resta il core business e negli strumenti per la mobility si investirà, ma “con cautela”. Poi, a metà aprile, nuova svolta: l’azienda crea due distinte divisioni: quella dei Pc e quella dei “touch product”, insomma tablet e smartphone, i “data-consumption products” che in un comunicato Acer dichiara di voler “sviluppare in modo aggressivo, ma cauto”. Ossimoro cinese? Intanto Wang viene affiancato da un nuovo president, Jim Wong, già capo dei prodotti IT, che va a guidare il gruppo neocostituito insieme con il presidente di E-ten, società acquistata nel 2007 proprio per sviluppare questo mercato. E Walter Deppeler assume la carica di chief marketing officer, responsabile anche del brand, al posto dell’italiano Gianpiero Morbello.

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Per chi suona la campana

La vera domanda, riguarda lo stato di salute del settore dei Pc. Le campane a morto sono suonate più volte, ma sono probabilmente eccessive, considerato che anche quest’anno è prevista una crescita dei volumi, con un numero che supererà i 400 milioni. Una crescita che riguarderà non tanto i mercati maturi quanto quelli di nuovo sviluppo. Per il resto, sta finendo il ruolo, durato trent’anni, del Pc-tutto fare. La “scatola magica” introdotta da IBM nel 1981, destinata a rendere rapidamente superata la macchina per scrivere, si impose nelle aziende grazie a tre applicazioni: la scrittura, il foglio di calcolo e, più limitatamente, il database (Wordstar, Visicalc, dBase). La multimedialità, i videogiochi e infine l’accesso a Internet sono divenuti via via i driver che l’hanno fatto crescere anche nelle case. Oggi, il driver dei driver è la banda larga in mobilità.

Per ironia della sorte, lo straordinario successo di Apple non si deve al Pc, che contribuì a cambiare nel 1984 con il Mac. Nel settembre del 2010, il Ceo di IBM Sam Palmisano ammetteva, con un certo cinismo, di aver venduto in tempo utile, nel 2005, la divisione Pc (con 10mila dipendenti al seguito), cosa che sarebbe risultata assai più problematica cinque anni dopo. I market leader HP e Dell hanno nel Pc solo una parte del proprio business e non quella a più alto margine e a un mondo non più Pc-centrico si sta preparando anche Intel, che sta introducendo un nuovo chip progettato per i tablet, con l’obiettivo di contrastare Arm.

 

Dal tablet al Cloud

Giochi fatti allora? Tutt’altro. Quest’anno i tablet venduti quadruplicheranno, secondo le stime, ma, con circa 70 milioni di pezzi, saranno sempre un sesto rispetto ai Pc, anche se alcune stime ottimistiche parlano di un pareggio tra quattro o cinque anni. Tuttavia, resta da vedere quale sarà l’evoluzione dei prodotti. La frase “Bello, ma a che serve?” per il tablet circola ancora. Il form factor e le modalità di input restano due aspetti chiave. Prova ne sia che in questi mesi, dal CES di Las Vegas ai successivi annunci, il formato 9-10 pollici è risultato il più gettonato, anche perché se si vuol leggere un giornale è difficile farlo su display più piccoli.

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L’ipotesi più probabile è quella di un’articolazione del prodotto per dimensioni, funzionalità, sistemi operativi e utilizzi. Il 2013 potrebbe segnare la svolta, anche con l’arrivo di una nuova versione di Windows che darebbe vigore anche al Pc-tablet, o comunque agli ibridi con tastiera, più adatto per compiti di input e per saldarsi con le tipiche applicazioni aziendali. Senza scordare che, nello stesso tempo, dovrebbe maturare la nuova versione di Windows Phone conseguente all’accordo con Nokia.

I tablet potrebbero essere anche il grimaldello del Cloud. Questi dispositivi, del resto, a differenza dei Pc, non sono pensati per avere un significativo storage locale e se si pensa in particolare al ruolo di Google con Android è facile immaginare un’evoluzione in questa direzione. A questo riguardo sarà decisivo l’atteggiamento che assumeranno le aziende che, com’è noto, non hanno particolarmente incoraggiato l’innovazione tecnologica del proprio personale. Le imprese sono state timide nell’uso degli smartphone, BlackBerry escluso, con il risultato che è facile trovare oggi manager con lo smartphone di Rim in una mano per l’email aziendale (sarà interessante vedere quale sarà l’accoglienza del tablet in arrivo da Rim) e con l’iPhone nell’altra; le aziende inoltre non hanno sostenuto la diffusione dei netbook e guardano al tablet con meno interesse dei loro dipendenti. Chi sarà il primo a ricordare la lezione di 30 anni fa, quando la videoscrittura, lo spreadsheet e il database decretarono il successo del Pc e aggiornarla al mondo dei nativi digitali, delle Apps e della banda larga ovunque?