Protesi intelligenti, uomo può controllare entrambe le braccia con la mente

Protesi intelligenti, il primo caso di braccia controllate dalla mente

Dopo Luke, la prima protesi comandata dal cervello prodotta da Deka con finanziamenti della DARPA, un altro esperimento rivoluzionario ha consentito a un uomo privo di entrambe le braccia di controllare le protesi con la mente

Si va sempre di più verso un futuro di protesi intelligenti e a confermarlo è anche la notizia di qualche giorno fa: grazie al progetto Cyberlegs della Scuola Sant’Anna di Pisa, chi ha subito l’amputazione di una gamba potrà tornare a camminare con protesi robotiche.

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Questa invece è la volta di Les Baugh, un uomo che aveva perso entrambi gli arti superiori in un incidente 40 anni fa e che grazie a protesi comandate dal cervello è stato messo nelle condizioni di compiere una serie di movimenti guidandoli con il pensiero.

Un traguardo straordinario, che potrebbe modificare in maniera definitiva il modo con cui vengono utilizzate le protesi. A raggiungerlo è stata la Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory (APL) quest’estate.

Les Baugh infatti è il primo amputato bilaterale a livello della spalla da indossare, e allo stesso tempo controllare contemporaneamente due protesi modulari, le MPL (Modular Prosthetic Limbs).

L’azione segue il pensiero

L’intervento a cui si è sottoposto il paziente è noto come reinnervazione muscolare mirata.

“Si tratta di una procedura chirurgica relativamente nuova che riassegna i nervi che una volta controllavano il braccio e la mano,” ha spiegato il dottor Albert Chi.

“Riassegnando i nervi esistenti, siamo in grado di rendere possibile, alle persone che hanno avuto amputazioni dell’arto superiore, controllare i propri dispositivi protesici semplicemente pensando all’azione che vogliono fare”

Dopo l’intervento e il recupero, Baugh ha dovuto lavorare sul sistema di pattern recognition, per identificare e gestire i singoli muscoli. Le protesi sono alla fine in grado di tradurre le informazioni mandate dal cervello in movimenti reali: un miracolo della scienza che potrà restituire una vita quanto più vicina alla normalità a chi ha subito un’amputazione.

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Un risultato mai raggiunto prima

L’uomo ha poi dovuto indossare uno speciale dispositivo “gilet” per supportare gli arti protesici e per collegare le connessioni neurologiche con i nervi.

Il team ha quindi fatto un test con il Virtual Integration Environment (VIE), una versione virtuale del MPL, usato per testare nuovi metodi di interfaccia neurale e studiare il dolore dell’arto fantasma. Alla fine Baugh è riuscito a spostare numerosi oggetti, come una tazza vuota che ha spostato da una mensola a uno scaffale più alto, dimostrando la capacità di coordinare il controllo di ben otto movimenti separati. Un risultato incredibile, che finora non era possibile raggiungere con le attuali protesi.