Cyberlegs, tornare a camminare con protesi robotiche

Cyberlegs, tornare a camminare con arti robotici

Cyberlegs non è il titolo di un film di fantascienza, ma il nome di un progetto coordinato dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Sant’Anna di Pisa, grazie al quale chi ha subito l’amputazione di una gamba potrà tornare a camminare con protesi robotiche

Attualmente i ricercatori stanno reclutando volontari per testare le applicazioni al centro Don Gnocchi di Firenze. Il candidato ideale? Una persona a cui sia stato amputato l’arto inferiore a livello femorale per cause vascolari o a per aver subito traumi, con residenza a Firenze o nelle vicinanze. Risiedere in zona è fondamentale perché le sperimentazioni, che richiedono una disponibilità giornaliera, saranno condotte alla Fondazione Don Gnocchi. Si va sempre di più verso un futuro di protesi intelligenti e dopo Luke, la prima protesi comandata dal cervello prodotta da Deka con finanziamenti della DARPA, anche l’Italia sta facendo passi da gigante in tal senso: nell’ambito del progetto “LifeHand 2“, a cui ha partecipato la stessa Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, è stata creata una mano bionica che restituisce la sensazione del tatto praticamente identica a quella reale. Inoltre, all’Ospedale San Gerardo di Monza è avvenuto il primo trapianto in Italia di un arto hi-tech, anche se il paziente ha poi deciso di farsi asportare la mano bionica.

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Una tecnologia facile da usare

In circa due anni di studi coordinati da Nicola Vitiello, il progetto è arrivato alla realizzazione di due dispositivi integrati: una protesi robotica della gamba che sostituisce l’arto amputato e un’ortesi (tutore) da indossare a livello del bacino. I dispositivi, collegati a entrambi gli arti, servono ad aiutare il movimento e facilitano la camminata.

“Nel tutore e nella sua integrazione con la “gamba artificiale”, spiega una nota della Scuola Sant’Anna, “risiede l’elemento più innovativo poiché, dopo la fase sperimentale, assumerà l’aspetto di un paio di pantaloncini facili da indossare, aiutando il paziente nella fase di spinta”.

Un sistema che previene le cadute

Si tratta quindi di un sistema di dispositivi integrati che metteranno i pazienti nelle condizioni di camminare, salire le scale, sedersi, rialzarsi da una sedia per mezzo di una tecnologia facile da gestire e che non affatica troppo chi la usa, grazie ad un ingombro ridotto. I dispositivi hanno integrato anche un sistema di prevenzione delle cadute, che interpreta le “intenzioni di

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movimento”, grazie al quale è in grado di evitare situazioni di rischio o porvi rimedio in un lasso di tempo di soli 300 millisecondi.