IBM, 50 milioni al tavolo del cloud per le aziende italiane

Anche l’Italia nel piano di espansione di Big Blue

Taglio del nastro per il nuovo data center IBM dedicato al cloud. 11mila server di capienza dichiarata e una potenza di 2,8 megawatt per un investimento di oltre 50 milioni di dollari. Un data center ridondato su due siti. Uno nel comune di Cornaredo, nei pressi di Rho, e l’altro poco distante in linea d’aria, nell’ex campus Italtel di Settimo Milanese. A due passi dal capoluogo. Un segnale forte di fiducia nei confronti del nostro Paese e del suo potenziale di innovazione. “Un momento estremamente importante” esordisce Nicola Ciniero, presidente e AD di IBM Italia. “Perché segna il ritorno agli investimenti dopo anni. In un Paese nel quale operiamo da oltre 90 anni. Sostenuto per intero da IBM”. Per dire finalmente basta a quella che Ciniero chiama anoressia digitale. Un ritardo del nostro Paese che secondo Confindustria digitale ci costa 25 miliardi di euro.

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Il data center vuole essere una risposta concreta alle esigenze del mercato italiano. Nel pieno rispetto della normativa europea. “Un data center come questo conferisce un vantaggio tangibile alle imprese in termini di CAPEX perché si tratta di tecnologia che si usa quando serve e  permette di eliminare un investimento fisso in IT, concentrando le risorse sul business” argomenta Ciniero. Altri lo hanno già fatto. Per esempio con il progetto CalCloud la PA dello stato californiano ha provveduto al  consolidamento di tutti i data center sparsi nello stato. “Con un risparmio in termini di risorse e denaro di oltre il 70%. Un dato questo che riparametrato sull’Italia equivarrebbe a un punto e mezzo di PIL” osserva Ciniero.

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Il data center  è già a disposizione dei clienti IBM che qui possono storare, mettere in sicurezza e condividere i loro dati. Oltre a poter toccare con mano le numerose soluzioni “as a service” della controllata SoftLayer, l’infrastruttura cloud di riferimento di Big Blue. “Con questo data center completamente magnetico, cioè fisico al 100%,  il dato è residente e backuppato nel nostro Paese. Nel pieno rispetto dunque di tutte le normative in vigore, anche quelle più stringenti applicabili alla pubblica amministrazione” afferma Ciniero. Non solo dunque capacità di calcolo, ma supporto ai clienti per risolvere i problemi di residenza dei dati, gestione e scalabilità delle applicazioni per i Big Data su server fisici, controlli di sicurezza e di audit, ecc.

Il tutto nel pieno rispetto delle normative in tema di certificazione ambientale. Quelle che autorizzano la costruzione di strutture come questa nel territorio adatto, lontani da rotte aeree, con grande percentuale di verde, bassa latenza nella trasmissione dei dati e connessione verso tutti i maggiori hub europei. “Permettiamo alle imprese di passare al cloud con la velocità e le caratteristiche che più si addicono alle loro esigenze. Bastano cinque minuti d’orologio per configurare sul cloud l’ambiente dell’azienda. Contro una media di 45 giorni necessari per l’analisi funzionale, l’ordine del server, la scrittura dell’applicazione da parte dell’integrator. Non abbiamo più scuse per dire che l’innovazione non c’è o costa cara” afferma Ciniero.

Il nuovo data center di Milano consolida la rete globale SoftLayer per il cloud computing acquisita da IBM per due miliardi di dollari nel 2013[1]. Uno sforzo a cui si sono aggiunti lo scorso anno investimenti per altri 1,2 miliardi di dollari destinati all’espansione della presenza cloud a livello mondiale con l’apertura di nuovi IBM Cloud Center di cui uno in Europa a Francoforte. Investimenti che proseguiranno per tutto il 2015 andando a finanziare l’apertura di nuovi data center in Australia, Canada, India. In quest’ottica, “il nuovo data center di Milano contribuisce a rispondere alla forte domanda di servizi che le imprese di tutto il mondo stanno avanzando, fornendo al contempo ancora maggiore capability e scalability” ha dichiarato Sebastian Krause, Vice President, IBM Cloud, Europe.

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[1] Rete che si aggiunge alla rete di data center già di proprietà IBM che sono altri 40 in tutto il mondo.

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