Inaugurato all’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna un innovativo strumento diagnostico che permette lo sviluppo di immagini 3D di articolazioni
Si chiama Bioprinting, la nuova piattaforma in grado di acquisire immagini radiologiche tramite una Tac Dual Energy e stampare in 3D con materiale biologico, consentendo la produzione di protesi personalizzate ad hoc.
Si parla di uno strumento costato 2 milioni e 360mila euro, un acquisto che è stato reso possibile grazie al finanziamento in parti uguali del ministero della Saluta e della Regione Emilia-Romagna.
Verso le protesi biologiche
L’idea è quella di realizzare protesi in materiale biologico dell’apparato muscolo – scheletrico e maxillo facciale realizzate con innesti di cellule e i ricercatori sono molto ottimisti a riguardo. «Speriamo», afferma il team «di arrivare un giorno a impiantarle al paziente, cercando il più possibile di ridurre le possibilità di rigetto». Attualmente le protesi sono costituite da titanio, ma se lo studio andrà a buon fine potranno essere realizzate con materiali che supportano l’innesto di cellule staminali. Tra le novità hi-tech nell’ambito delle protesi costituite da biomateriali di origine naturale, ricordiamo anche quella ricavata dal guscio dei crostacei, usata per riparare i nervi lesionati.
Ci vogliono risorse continue
Bisogna però considerare che, anche in caso di esito positivo della ricerca, saranno comunque necessarie una serie di autorizzazioni per impiantare questo tipo di protesi biologiche.
«Oggi si consolida l’idea che il rapporto tra tecnologia, scienza e ricerca è sempre più inossidabile – ha dichiarato il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini -. Quello presentato oggi è la dimostrazione che non accade mai nulla per caso, ma ci vogliono risorse da investire continuamente».
