Samsung: ecco perché i Note7 prendevano fuoco

Tra qualche giorno verrà pubblicato il report completo sulla vicenda ma abbiamo già le prime indiscrezioni: la colpa è della batteria

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Processo di assemblaggio, troppa vicinanza con lo chassis, performance sottostimate. Insomma erano tante le ipotesi dietro l’eccessivo surriscaldamento ed eventuale deflagrazione dei Galaxy Note7 di Samsung. Come è noto, lo scorso autunno la compagnia ha dovuto ritirare tutti gli esemplari spediti al mondo, in un’operazione in difesa dell’incolumità fisica dei consumatori. Fino ad oggi non era stato ancora svelato il motivo del pesante difetto che incombeva sul phablet ma tutto faceva propendere per una somma di vari fattori. E invece, come anticipa il portale della Reuters, la colpa di uno dei fail più assurdi e costosi della storia tecnologica moderna è l’indiziato numero uno: la batteria.

Cosa è successo

In attesa di leggere il report completo, il sito è riuscito a ottenere alcune indiscrezioni da una persona vicina alla multinazionale coreana, che ha effettivamente parlato della batteria come di causa principale dell’implosione e incendio notato a bordo di decine di modelli di smartphone. Il mea culpa da parte di Samsung è dunque doppio: in primis per non aver validato la bontà di ogni componente hardware montato sul terminale e poi per essere, direttamente o meno, responsabile della fornitura di batterie difettose, prodotte sia in proprio che attraverso la ATL, Amperex Technology Limited, partner nel progetto Note7. Certo, il caso è strano visto che il problema riguarderebbe moduli distinti usciti dai laboratori di aziende differenti ma la sensazione è che un colpevole doveva pur essere individuato. Intanto il 23 gennaio vi sarà il rilascio ufficiale dell’indagine, con un dettaglio maggiore su quanto emerso finora.

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