Red Hat, nuova versione di OpenStack Platform

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La nuova versione di Red Hat OpenStack Platform migliora la flessibilità dell’IT e ne riduce la complessità grazie ai container Linux

Red Hat presenta Red Hat OpenStack Platform 12, versione più recente della sua piattaforma cloud Infrastructure-as-a-Service (IaaS), estremamente flessibile e scalabile. Basata sulla release OpenStack “Pike”, Red Hat OpenStack Platform 12 introduce servizi containerizzati, migliorando la flessibilità e riducendo la complessità per uno sviluppo applicativo più rapido. Red Hat OpenStack Platform 12 presenta molte innovazioni, tra cui una DCI (distributed continuous integration) migliorata e una sicurezza superiore, per contribuire a mantenere la data compliance e a gestire il rischio.

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Centinaia di clienti hanno già scelto Red Hat OpenStack Platform come base per il loro cloud – ibrido e privato – per una grande varietà di progetti mission-critical. Tra questi BBVA; Cambridge University; FICO; Massachusetts Open Cloud; Turkcell; IAG; Oak Ridge National Laboratory; Paddy Power Betfair; Produban; UKCloud e Verizon. Senza contare che Red Hat OpenStack Platform può vantare un ricco ecosistema di partner, che comprende Cisco, Dell EMC, Intel, Lenovo, Rackspace, e NetApp in ambito enterprise, ma anche Ericsson, Nokia, NEC, Huawei, Cisco ed altri ancora nel mercato delle telecomunicazioni.

Red Hat OpenStack Platform 12 è progettato per infrastrutture cloud pubbliche e private, costruito sulla backbone enterprise di Red Hat Enterprise Linux. Red Hat OpenStack Platform 12 è una versione di OpenStack testata, certificata e pienamente supportata, che offre l’agilità di scalare e rispondere in modo più rapido alle necessità dei clienti senza scendere a compromessi in tema di disponibilità, performance o sicurezza dell’IT. Red Hat OpenStack Platform comprende anche Red Hat CloudForms, la piattaforma Red Hat per la gestione multi-cloud, per fornire visibilità operativa e policy-based management attraverso l’intera infrastruttura Red Hat OpenStack Platform e i relativi workload. Inoltre, Red Hat OpenStack Platform 12 conserva una stretta integrazione con Red Hat Ceph Storage, soluzione storage a blocchi, oggetti e file, estremamente scalabile e progettata per il cloud scale-out.

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“Per ottenere i benefici promessi dalla digital transformation, le aziende devono aggiornare le loro infrastrutture per poter supportare in modo migliore una nuova generazione di applicazioni che può sfruttare al meglio diverse architetture hardware, container Linux e cloud computing”, spiega Radhesh Balakrishnan, general manager OpenStack di Red Hat. “Red Hat OpenStack Platform 12 offre alle organizzazioni un percorso per ottenere tutto questo in modo sicuro, reale e pianificabile, riducendo al tempo stesso il vendor lock-in. La containerizzazione dei servizi OpenStack abbinata a un ulteriore innalzamento dei livelli di stabilità e sicurezza dell’open source che da sempre caratterizzano Red Hat, offre alle organizzazioni un’infrastruttura pronta alla produzione, per portare flessibilità superiore alle loro operazioni IT.”

Containerizzazione dei servizi OpenStack

Una novità di Red Hat OpenStack Platform 12 è la containerizzazione dei servizi OpenStack. Oltre alla sua leadership su OpenStack, Red Hat è anche all’avanguardia nell’introduzione dei container in azienda e nel contributo a progetti open source dedicati all’innovazione in tema di container. Con l’obiettivo di portare nuove offerte sul mercato in modo più veloce, le organizzazioni oggi necessitano di un’infrastruttura cloud che consenta loro di allocare le risorse in modo più veloce ed efficiente, anche su ampia scala. Implementare servizi OpenStack su container Linux risponde proprio a questo; può migliorare la flessibilità in caso di aggiornamenti, rollback o service management, riducendo la complessità di gestione del cloud da parte degli operatori. Inoltre, i container Linux semplificando una veloce scalabilità dei servizi OpenStack, aiutando i clienti a soddisfare una superiore richiesta da parte degli utenti nel momento in cui è più necessaria.

Che si tratti di realizzare una nuova implementazione, o di effettuare un upgrade automatici tramite il suo director tool, Red Hat OpenStack Platform 12 mette la maggior pare dei servizi OpenStack sotto forma di container, ed al tempo stesso fornisce una Technology Preview containerizzata di alcuni servizi storage e di networking. Questo offre ai nostri partner strategici la possibilità di certificare driver e plugin per questo nuovo modello di deployment, riducendo al minimo la possibile interruzione di servizio per i nostri clienti.

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Sicurezza più elevata

Nuove funzionalità in Red Hat OpenStack Platform 12, come un servizio automatico di infrastructure enrollment, aiutano le organizzazioni a migliorare la sicurezza e incrementare l’efficienza attraverso l’automazione del life cycle management dei certificati di sicurezza. Altre componenti come OpenStack Block Storage (Cinder) e Bare Metal Provisioning (Ironic) presentano aggiornamenti in tema di supporto alla cifratura dei volumi e miglioramenti al disk partitioning, rispettivamente. Man mano che Red Hat continua ad assumere una posizione di rilievo nell’ambito di differenti iniziative mondiali dedicate al risk management, i clienti di Red Hat OpenStack Platform avranno accesso alla nuova Red Hat Security Guide, disponibile nel portale clienti di Red Hat, che indica caratteristiche di sicurezza, consigli di implementazione e consulenza per rispondere a requisiti base di sicurezza e per facilitare un’implementazione OpenStack più sicura.

Flessibilità superiore con un’infrastruttura modulare

Già in Red Hat OpenStack Platform 10 erano stati introdotti ruoli modulari, che consentono agli operatori di creare profili personalizzati in base ai loro processi e servizi individuali, per rispondere a necessità sempre diverse. Red Hat OpenStack Platform 11 ha esteso le opzioni dei ruoli modulari, rendendo implementazione e aggiornamento di Red Hat OpenStack Platform più flessibile ma anche coerente. Ora, Red Hat OpenStack Platform 12 porta questa modularità ancora più avanti estendendola alle reti. Nelle versioni precedenti, gli utenti dovevano scegliere tra topologie di reti prefissate. Con le nuove reti modulari, gli utenti possono definire la topologia di rete che preferiscono, con limitazioni minori. Inoltre, gli operatori possono creare quante reti desiderano, compresa la topologia spine and leaf L3, e non hanno più limiti nella quantità delle reti. Questi miglioramenti rendono più semplice per le aziende personalizzare le implementazioni OpenStack per rispondere alle loro necessità specifiche, anche su ampia scala.

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Inoltre, Red Hat OpenStack Platform 12 offre anche supporto alla API open Redfish DMTF (Distributed Management Task Force) per una infrastruttura modulare. Il supporto a questa nuova specifica di settore consente alla versione 12 di interagire con altre soluzioni che utilizzano la stessa API Redfish, come ad esempio Intel Rack Scale Design (Intel RSD).

OpenDaylight per la network automation

La versione 12 estende la sua preview tecnologica di OpenDaylight, una piattaforma modulare open source per la personalizzazione e automazione di una rete software-defined. Progettata per aiutare le aziende clienti a raggiungere velocità e throughput superiori, l’evoluzione del supporto alla Network function virtualizazion (NFV) tramite OpenDaylight per OpenStack resta un elemento chiave per Red Hat. I miglioramenti apportati all’integrazione di OpenDaylight sono pensati non solo per rendere più efficace il modo in cui il Data Plane Developer Kit (DPDK) viene implementato, ma anche per ottenere prestazioni più elevate grazie alle sue funzionalità SDN.

Distributed Continuous Integration

Cinque anni fa, la Distributed Continuous Integration (DCI) di Red Hat ha introdotto per clienti e partner un nuovo metodo di interagire con la Red Hat OpenStack Platform. Obiettivo principale della DCI è quello di aiutare Red Hat a fornire il miglior software OpenStack del mercato, attraverso l’automazione del ciclo composto da deployment, testing e feedback tra clienti e partner per release di pre- e post-prodotto. Questo permette a Red Hat di testare casi di utilizzo reali, verificandoli singolarmente con configurazioni incentrate sul cliente e sul partner. Oggi, DCI fornisce automaticamente log utili ai team di quality engineering di Red Hat, riducendo la quantità di tempo necessaria a identificare, creare e restituire rimedi alla comunità.