Breve guida ai temi di tendenza estivi

Illustri manager digitali, ogni estate è la stessa vecchia storia, i temi di tendenza di Twitter sono letteralmente invasi da stranissimi e incomprensibili hashtag (le etichette di ricerca precedute dal segno #). L’agenda politica viene meno, l’attualità viene ingoiata in un buco nero semantico, le notizie si perdono in un rumore di fondo spaventoso.

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Mi sembra pertanto opportuno fornire un minimo di orientamento per gli adulti che si imbattono in #directioner, #belieber, #selena e strane combinazioni di frasi legate a questi termini.

Redigo pertanto questo breve vademecum al fine di rendere un po’ più comprensibili certe esplosioni di giovanile esuberanza.

Bimbominkia: gli autori di questi mirabolanti hashtag sono definiti in modo sprezzante dagli utenti più anziani con questo termine un po’ odioso. In pratica indica quegli utenti di giovane età che cercano di palesare il proprio amore per una Star attraverso forme di spam più o meno strutturato. Francamente preferisco il termine Lemmings Digitali, che meglio definisce la natura di mente collettiva di questi particolari mammiferi nati sui social network.

Beliebers e Directioners: in pratica si tratta di due community di fan della popstar Justin Bieber (nonché della fidanzata Selena Gomez) e della boyband One Direction. I temi di tendenza hanno una data di scadenza, in pratica dopo un certo numero di ore vengono scartati dall’algoritmo e messi in quarantena per qualche giorno. Ciò comporta che queste community hanno maturato la tecnica, per far salire tra i temi di tendenza l’amore per la propria star, di creare quotidianamente strane formulazioni dei nomi dei propri beniamini (#italianlovesbieber, #italiandirectioners, #weloveselena ecc…).

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Fun vs Haters: avviene però che i fan delle popstar si debbano confrontare con giovani leve del trolling (l’arte della provocazione digitale). Ne nascono pertanto spassose battaglie a botte di hashtag tra fun, epiteto con cui vengono dileggiati i sostenitori della Star, e haters, i detrattori della Star che manifestano con le medesime tecniche di spam strutturato il proprio odio (hate).

Numeri: leggendo questi temi di tendenza si possono ogni tanto incontrare tweet che associano all’hashtag lunghe sequenze numeriche (es. #onerection 1615654848464). Dietro questa pratica non ci sono né accessi di follia ossessiva, né strane cabale, né sequenze alla Dan Brown. In pratica le giovani menti digitali sono erroneamente convinte che inserendo numeri negli hashtag l’algoritmo dei temi di tendenza classifichi l’etichetta come spam e la metta in quarantena, non rendendola più visibile. Pertanto è diventata una sorta di pratica di sabotaggio tra community rivali.

BOT: Twitter è pieno zeppo di BOT, account gestiti da software per compiere una serie di azioni predeterminate. Parecchi di questi BOT sono programmati per retwittare o rispondere a tweet che contengano riferimenti, anche involontari, a certe campagne di marketing virale. Per fare un esempio se in questi giorni in un tweet si inserisce la parola “Justin Bieber” si verrà contattati da un account che ci inviterà ad un contest per partecipare ad un film con lui. Pertanto spesso e volentieri per rendere un messaggio più potente si usano termini che titillano i BOT.

Raccontarsi in 140 caratteri: ci sono poi una serie di hashtag tipo #ilmiomiglioreexamico o #100factsaboutme che servono ai virgulti digitali per raccontare un po’ le proprie storie, le proprie passioni, la propria vita. Spesso i termini proposti sono talmente lunghi da consumare quasi tutto lo spazio dei 140 caratteri a disposizione.

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In conclusione ritengo che se pure è vero che le baruffe e le manifestazioni di passione di questi giovanotti 2.0 creano un terribile rumore di fondo e l’impossibilità di ricavare qualcosa di comprensibile dai temi di tendenza, rappresentano comunque un momento di creazione di cultura digitale da non disprezzare completamente.

Comunque siamo di fronte a giovani che iniziano a comprendere le dinamiche di appartenenza ad una comunità online e che cercano di sfruttare gli strumenti del digitale per esprimersi.

Non ci piacciono i contenuti sciocchi e triviali di quanto esprimono? Dovremmo forse farci prima un esame di coscienza noi adulti per capire se sui social network la nostra comunicazione è tanto più raffinata.

Non sottovalutiamo poi il fatto che un sistema di comunicazione di questo tipo crea anche successi inaspettati. E’ bastato un tweet di apprezzamento da parte di Justin Bieber su “Call Me Maybe” di Carly Rae Jepsen, per renderla un successo planetario a distanza di quasi un anno dal suo rilascio… E se Instagram è stata comprata a suon di miliardi da Facebook, c’è dietro anche il modello di comunicazione di cui sopra.

Il business passa anche per fun vs haters.

>> Vedi tutti gli altri articoli della rubrica “Cinguettii” a cura di Giovanni Scrofani