Ue: ultimatum a Google che intanto fa ricorso contro la multa in Francia

L’Unione Europea aspetta la risposta di Google in merito all’accusa di posizione dominante nelle ricerche. Intanto Big G fa ricorso contro la multa inflitta in Francia per violazione della privacy

C’è aria di tempesta per Google in Europa. Il commissario antitrust europeo Joaquin Almunia ha dato a Big G una settimana per modificare l’ultima proposta per risolvere la questione dell’abuso di posizione dominante nelle ricerche. A dicembre Almunia aveva affermato che il documento inviato da Mountain View non aveva eliminato “le preoccupazioni sulla concorrenza”.

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Oggi il commissario, che in precedenza si era detto ottimista sulla questione, ha inoltre ribadito che non intende aspettare un altro anno per trovare un’intesa. In caso contrario, per Google si prospetta una multa pari al 10% del fatturato.

Google fa ricorso contro la multa in Francia

In attesa di risolvere la diatriba con l’Unione Europea, Google ha deciso di fare ricorso contro la multa di 150mila euro inflitta in Francia dalla Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (CNIL) per violazione della privacy. Attualmente altri 14 Garanti europei attendono risposte da Big G sull’argomento.

La decisione di Google di fare ricorso in appello per 150mila euro, quando il fatturato nel Q3 2013 è stato di 14.89 miliardi di dollari, può sembrare ridicolo ma evidentemente i vertici di Google temono che un precedente simile possa spingere altri Paesi a sanzionarli.

Intanto gli avvocati del colosso di Mountain View sono impegnati a ricorrere in appello contro la Francia, che insieme alla Spagna è stato uno dei primi Paesi ad avere presentato il conto al termine delle indagini per violazione della privacy. La Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (CNIL) ha infatti comminato a Google una multa di 150mila euro perché l’aggiornamento della policy avvenuto a marzo 2012 ha unificato la gestione dei dati personali di tutti i servizi online raggruppando le informazioni e consentendo al colosso statunitense di usarle per scopi diversi rispetto ai motivi della loro raccolta.
Il fatto che Google abbia deciso di ricorrere in appello fa sorridere: benché 150mila euro sia l’ammenda massima prevista dall’ordinamento francese, per un’azienda delle proporzioni di Google equivale a una mancetta da niente. E forse il ricorso potrebbe costargli di più. Va bene le questioni di principio, ma talvolta è più elegante lasciar correre.
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