Un fiore autunnale salverà le api dall’estinzione

L’Università di Pisa sta sperimentando l’uso della Cephalaria transsylvanica (Vedovina maggiore) per fornire polline alle api in autunno e salvarle dall’estinzione

La popolazione mondiale delle api sta diminuendo esponenzialmente. Questi piccoli insetti impollinatori sono minacciati dalla riduzione del loro habitat, funghi, virus e pesticidi neonicotinoidi, che mettono in pericolo anche gli uccelli e sono stati banditi sul territorio Ue per 2 anni. Un grande aiuto alla sopravvivenza delle api potrebbe arrivare da un fiore che sboccia in autunno, quando le altre piante smettono di produrre polline.

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La Cephalaria transsylvanica salverà le api

I ricercatori dell’Istituto di Apidologia e Apicoltura del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’Università di Pisa stanno sperimentando l’uso della Cephalaria transsylvanica, conosciuta anche come “Vedovina maggiore”, per fornire una nuova fonte di sostentamento alle api quando il cibo scarseggia. Questo fiore spontaneo produce polline in autunno quando le altre piante hanno concluso il ciclo di fioritura. L’uso della “Vedovina maggiore” in ambienti ad agricoltura intensiva permetterebbe alle api di nutrirsi anche nei mesi più duri dell’anno.

Ricercatori dell’Università di Pisa hanno scoperto che un fiore che fiorisce in autunno, potrebbe aiutare a contrastare il declino delle api, che ha effetti importanti sull’impollinazione e quindi sulla produttività agricola.
Le colonie di api sono in declino, colpite da funghi e virus, indebolite da pesticidi e disturbate dalla frammentazione degli habitat. Mentre la ricerca è impegnata a ricostruire il quadro completo del Colony Collapse Disaster, il fenomeno che determina la scomparsa di intere colonie, alcune ricerche sono indirizzate a sostenere le api nei momenti in cui il polline, per diversi motivi è più scarso.
La ricerca del team di Apidologia e Apicoltura del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’Università di Pisa ha studiato la funzione di un fiore che sboccia in autunno la Cephalaria transsylvanica, una specie popolarmente conosciuta come “Vedovina maggiore”. Fiorendo in autunno, quindi quando gli altri fiori hanno finito il tempo della fioritura, questa pianta aiuta le api in un momento in cui il polline non è abbondante.
Lo studio è stato condotto da Angelo Canale, Giovanni Benelli e Stefano Benvenuti, ed è stato pubblicato su PLOS ONE.
“Tale strategia – ha spiegato Giovanni Benelli – può rappresentare un’ottima soluzione per fornire polline e nettare alle api, ma anche ad altri pronubi selvatici, nella fase di rarefazione delle fioriture spontanee che caratterizza la stagione autunnale”.
La pianta, spiegano gli scienziati si adatta molto facilmente e viene visitata soprattutto in piena estate e all’inizio dell’autunno, quando le altri fonti di polline scarseggiano.
“La ricerca in oggetto – ha aggiunto Angelo Canale – propone l’inclusione di C. transsylvanica in strisce di fioriture da seminarsi sia in aree ad agricoltura intensiva, al fine di aumentare la diversità degli impollinatori presenti, sia in prossimità degli alveari per garantire limitrofe e abbondanti quantità di polline e nettare utili a irrobustire le famiglie di api, per un più agevole superamento della stagione invernale”.
Per contrastare il declino delle api sono già stati creati corridoi di fiori selvatici, ma la loro efficacia era limitata alla fioritura primaverile e estiva. Con il nuovo fiore l’azione dei corridoi potrà essere più efficace e duratura.

“Tale strategia – ha spiegato Giovanni Benelli, uno degli autori dello studio – può rappresentare un’ottima soluzione per fornire polline e nettare alle api, ma anche ad altri pronubi selvatici, nella fase di rarefazione delle fioriture spontanee che caratterizza la stagione autunnale”.

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