I robot non ci rubano il lavoro? Chiedete a Foxconn

Uno dei cambiamenti più dirompenti nella storia dell’uomo è già in atto: 60.000 robot hanno rimpiazzato altrettanti umani nei laboratori dell’azienda che assembla l’hi-tech

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Difficile ammettere che i robot non ruberanno il lavoro all’uomo. C’è chi pensa che più che soppiantare, le macchine permetteranno la nascita di ruoli professionali diversi, come il programmatore specifico, il riparatore di gambe elettroniche, lo psicologo di bit, e così via. Per adesso, guardando dall’altra parte del mondo, abbiamo una concreta conseguenza dell’adozione massiccia dell’automazione in azienda. La Foxconn, famosa per assemblare oggetti di culto come gli iPhone e componenti di big tra cui Samsung, ha di recente adottato 60.000 robot che, stando ai media internazionali, avrebbero causato il licenziamento di altrettanti dipendenti umani.

Tutto e subito

Facile dire che la colpa è delle grandi aziende che hanno necessità di produrre più dispositivi nel minor tempo possibile. Ma dietro la strategia di robotizzazione di Foxconn c’è anche dell’altro. Ad esempio la possibilità di gestire meglio le lamentele e le vicende che negli anni hanno coinvolto la taiwanese (con fabbriche anche in Slovacchia e in Repubblica Ceca) circa i trattamenti riservati ai propri operai, costretti a lavorare oltre l’orario prestabilito per terminare al più presto i lotti di smartphone da consegnare a livello internazionale. A meno che non si organizzi presto un sindacato dei robot, i vantaggi nell’adozione di ferri e bulloni al posto degli umani saranno sempre maggiori rispetto ai lati negativi. Non è ben chiaro che tipo di lavoro abbiano cominciato a svolgere gli automi in Foxconn, ma è chiaro che la notizia rappresenta un cambiamento significativo verso una maggiore integrazione della forza lavoro robotica in azienda, di portata pari (se non superiore) all’automazione nel panorama automotive avvenuta negli anni ’80.

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