Intelligenza artificiale. Questa terra sconosciuta

Consumatori italiani e aziende: il futuro è nell’Intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale ha il potenziale adeguato per dare vita a una nuova generazione di grandi, importanti aziende tecnologiche

Destinazione intelligenza artificiale. Senza più riserve. Ecco dove sono diretti i venture capital. Infatti, è innegabile che l’intelligenza artificiale stia assumendo ogni giorno sembianze più concrete dando così un volto a tutto ciò che finora è sempre stato mero oggetto di fantascienza o immaginazione. Si tratta di una nuova realtà e i VC non possono e non vogliono ignorare i vantaggi derivanti da questa grande opportunità. Almeno questa è la visione di Marc Andreessen, venture capitalist di rilievo presso la società Andreessen Horowitz, che torna a pronunciarsi, come già fatto in passato, sulle possibili implicazioni dell’intelligenza artificiale nell’ambito dei venture capital.

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Andreessen sostiene che le recenti scoperte e innovazioni siano la prova del fatto che l’intelligenza artificiale abbia il potenziale adeguato per dare vita a una nuova generazione di grandi, importanti aziende tecnologiche. Se l’ultima generazione è stata quella degli smartphone, adesso sembra che la nuova ondata sia rappresentata dall’intelligenza artificiale, dalla realtà virtuale e dall’IoT. In questo panorama sicuramente l’intelligenza artificiale è destinata a giocare un ruolo da protagonista.

Allo stesso tempo, tuttavia, Marc Andreessen riconosce che ancora oggi alcune industrie persistono nel rivelarsi ostinatamente resistenti ai cambiamenti tecnologici – e ritiene occorra ancora molto lavoro per portare le potenzialità del software in ogni angolo dell’economia.

LA NUOVA RIVOLUZIONE

Come dichiarato in una delle ultime interviste pubblicata da Vox e dal Wall Street Journal, Marc Andreessen ritiene che certamente i grandi colossi come Facebook, Google, Amazon e Uber non avranno problemi ad abbracciare la nuova rivoluzione. Ciò non significa che l’aria di cambiamento non possa riguardare o addirittura provenire anche da società di nuovo avviamento così da garantire un effettivo cambiamento globale. Tuttavia, è anche vero che si parla di intelligenza artificiale da molto tempo ormai e non sempre è possibile vederne progressi e sviluppi concreti. Lo stesso Andreessen era molto scettico all’inizio. «Forse non tutti lo sanno, ma all’inizio degli anni ottanta, si è assistito a una vera e propria bolla AI, a seguito della quale molte società finanziate dai venture capital sono collassate su se stesse dopo aver bruciato tutto il finanziamento erogato in loro favore. Adesso, ci sentiamo come se stessimo vedendo qualcosa di diverso. Il primo grande cambiamento è stato rappresentato dalle sfide lanciate da ImageNet nel 2012, anno in cui i computer sono diventati più abili delle persone nel riconoscere gli oggetti nelle immagini. Si tratta di vere e proprie sfide in cui viene tarata la capacità di riconoscere le immagini. In pratica, quello che abbiamo visto negli ultimi quattro anni è un progresso continuo. Il primo passo è stato quello del riconoscimento di oggetti in immagini fisse, successivamente sono state compiute importanti scoperte nel riconoscimento degli oggetti in video. E se si può fare il riconoscimento degli oggetti in video, allora è anche possibile fare video in real time e relizzare qualcosa di completamente autonomo».

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La società di Andreessen ha investito di recente in una società chiamata Skydio che sta realizzando droni completamente autonomi. Si tratta di un prodotto straordinariamente innovativo. «Ti può seguire senza alcuna guida umana. Può volare tra i rami di una foresta senza che ci sia alcuna persona a guidarlo». Ma la qualità più sorprendente di tali prodotti, a parere di Andreessen, consiste nel fatto che saranno venduti a un prezzo accessibile al consumo. Secondo Andreessen potremo vedere le innovazioni dell’AI in ogni campo, in primis nell’ambito sanitario. Assisteremo all’applicazione della capacità di deep learning al rilevamento del battito cardiaco al fine di poter prevenire infarti e altre complicazioni cardiache improvvise. «Abbiamo già evidenti e notevoli risultati nel campo sanitario. Una delle nostre società, la Freenome, utilizza il deep learning per le biopsie in modo tale da poter diagnosticare eventuali tumori».

Alla domanda su chi tra le startup e le grandi aziende sia privilegiato nell’utilizzo dei benefici dell’intelligenza artificiale, Andreessen nell’intervista rilasciata a Vox ha dichiarato di essere diviso al riguardo tra opposte considerazioni. Certamente, occorre prendere atto che soltanto un numero limitato di persone è effettivamente in grado di capire il mondo dell’intelligenza artificiale e le sue applicazioni concrete. Si tratta di progetti molto grandi e complicati, nonché di un settore molto avanzato della tecnologia. Si pensi al progetto Echo di Amazon che ha coinvolto ben 1.500 ingegneri per quattro anni. Una singola startup da sola non può affrontare sicuramente tali costi. Questo è il motivo principale per cui i grandi colossi, come Google, Amazon, Facebook e Apple hanno avuto almeno all’inizio gli strumenti per primeggiare nel campo dell’intelligenza artificiale.

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COME CAMBIARE PROSPETTIVA E PUNTI DI VISTA

Agli elevati costi bisogna aggiungere anche il fatto che qualsiasi strumento basato sull’intelligenza artificiale necessita, al fine di poter essere efficace e funzionale, di una vastissima quantità di dati di cui solitamente sono le grandi aziende a disporre. Tuttavia, negli ultimi due anni si è assistito a un radicale cambiamento di tali fattori. Ecco, infatti, che mai come in altri periodi della storia, secondo Andreessen, si sta assistendo a una grande crescita di laureati in informatica o in ingegneria con l’obiettivo di specializzarsi poi nel settore dell’intelligenza artificiale.

Nel frattempo, la tecnologia stessa sta diventando più maneggiabile e alla portata di tutti. Come sostiene Marc Andreessen, ormai i progetti non hanno più bisogno di 1.500 persone per essere realizzati. Ne bastano cinque. La scienza sta progredendo e le persone stanno imparando a sviluppare le capacità di autoapprendimento anche con pochi dati. A ogni modo, la vera rivoluzione che si sta verificando, come dichiarato da Andreessen, non riguarda tanto la comprensione e l’applicazione dell’intelligenza artificiale a innovazioni già esistenti quanto piuttosto l’utilizzo della stessa come base per realizzare prodotti completamente innovativi. Costruire ciò che prima non era possibile, ma solo immaginabile

Basti pensare ai droni. Andreessen dichiara che moltissime società, tra cui Kickstarter, vorrebbero aggiungere ai droni già in produzione la funzione “Seguimi”. Al momento, però, tutti i tentativi sono falliti. «Ciò in quanto si pensa all’AI come a una caratteristica di un prodotto, quando invece sarebbe necessario ripensare completamente un prodotto, dall’inizio, basandolo sull’intelligenza artificiale». La nuova scommessa dell’intelligenza artificiale, secondo Andreessen, richiede una reinvenzione totale. «Le aziende della Silicon Valley pensano che sia un marchio da poter aggiungere ai propri prodotti quando invece si tratta di cambiare radicalmente gli assunti di partenza». Eppure, perché non si utilizza l’intelligenza artificiale per rinnovare i settori più tradizionali dell’economia? L’industria, a parere di Andreessen, è divisa tra due opposti sentimenti. Ci sono i settori che grazie alla tecnologia hanno visto un rapido incremento della produttività, quali i media, il food, l’entertainment e così via. E altri settori in cui la crescita è molto più lenta e i prezzi sono inevitabilmente in aumento: assistenza sanitaria, istruzione, costruzione, farmaci da prescrizione, cura anziani e assistenza all’infanzia. Tutti settori in cui di innovazione tecnologica si vede ancora poco. «Il nostro problema non è troppa tecnologia o persone che sono troppo entusiaste della tecnologia. Il problema è che non abbiamo quasi abbastanza tecnologia». Si richiede quindi ai venture capital uno sforzo maggiore di quanto finora compiuto. Occorre avere consapevolezza delle necessità di cambiare prospettiva e punti di vista. Per una vera innovazione occorre ripartire da zero, distruggere per ricostruire qualcosa di nuovo.

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