La Russia vuole controllare proxy e VPN

Putin teme l’utilizzo libero del web e per questo ha deciso di mettere un bavaglio alle reti private, ai proxy e ad altri strumenti di anonimizzazione digitale

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Il governo di Mosca adesso fa sul serio. In risposta al crescente utilizzo di tecniche per navigare in modalità anonima in rete, Putin ha deciso di limitare molti degli strumenti con cui migliaia di cittadini proteggono la loro privacy digitale. Non solo oppositori e attivisti ma anche giornalisti e semplici utenti che proprio non accettano la possibilità di uno spionaggio senza filtri perpetrato dagli hacker all’ombra del Cremlino. Ecco allora la mossa: far passare una legge che richiederebbe a chi fornisce servizi VPN e tool di camuffamento degli indirizzi IP di bloccare le richieste provenienti da certi domini. In parole povere, qualora la Russia volesse ostacolare la diffusione di un determinato sito di informazione alternativa, potrebbe intimare le compagnie che offrono collegamenti su reti private virtuali di fermare l’accesso a quest’ultimo da parte dei navigatori, pena una multa salata e la minaccia di un medesimo blocco all’operato delle proprie piattaforme.

Cosa succede

Ma la legge non interesserebbe solo le VPN. Stando al sito locale Vedomosti, l’obiettivo è quello di entrare a gamba tesa anche contro l’uso dei server proxy e di tutti i metodi possibili con cui le persone intendono aggirare i blocchi ordinati dal Roskomnadzor, l’organo federale russo che controlla le comunicazioni e gestisce l’oscuramento online e delle frequenze radiotelevisive. Il problema è ovviamente politico ma, per i provider, pure tecnico. Le compagnie il cui business è basato sul fornire connessioni su reti private non monitorano il traffico dei loro clienti, cioè non intervengono con l’abilitare o il bloccare l’accesso a specifici portali. Vorrebbe dire andare contro l’etica del browsing libero e non controllato, un paradosso etico che in pochi potrebbero tollerare e che minerebbe l’esistenza stessa della piattaforma. E come se non bastasse, il governo vuole mettere sotto scacco anche le attività dei motori di ricerca, che saranno obbligati ad oscurare i risultati a link bannati e inseriti in una speciale lista nera di Mosca. Per ogni infrazione del genere, le varie Google e Yandex rincorrerebbero in multe da oltre 12 mila dollari, un danno significante per i rispettivi bilanci. Resteranno inerti dinanzi alla prevaricazione del potere russo? Staremo a vedere.

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