Facebook ammette: gli adv russi pro-Trump visti da 126 milioni di americani

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Non si ferma il vortice chiamato Russiagate che coinvolge anche il social network e la piattaforma pubblicitaria da esso veicolata. Mosca avrebbe distorto i voti dell’elettorato USA

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Quanto contano i social network all’interno delle dinamiche di voto di un paese come gli Stati Uniti? Probabilmente tanto, forse troppo. Uno dei paesi (forse “il”) più socialmediatici al mondo potrebbe aver mandato alla Casa Bianca un presidente non voluto a causa delle pressioni svolte, volontariamente, da Mosca su Facebook e altre piattaforme simili, come Twitter e Google. Non un lavaggio del cervello in senso stretto ma una forma di comunicazione figlia dei nostri tempi, in cui un post o un tweet, vero o fake che sia, è in grado di muovere più coscienze di quanto non sappia fare una comune tribuna politica in televisione o un comizio in piazza. Per questo all’interno dell’ampio caso di indagine chiamato Russiagate sono entrati in gioco anche i siti e le app 2.0, in quanto vettori di messaggi pubblicitari costruiti ad-hoc dal Cremlino per favorire Donald Trump.

Cosa succede

Proprio Facebook, in settimana, ha ammesso che almeno 126 milioni di iscritti americani potrebbero essersi imbattuti negli adv sponsorizzati dalla Russia, circa 80 mila in totale, contenente propaganda repubblicana elargita dall’Europa agli Stati Uniti. Putin, dal canto suo, ha sempre negato tutto ma le dichiarazioni delle ultime ore sembrano andare in una direzione diametralmente opposta. Sia il team di Zuckerberg che i colleghi-rivali di Twitter e Google, sono stati ascoltati dal Senato in merito alla diffusione di banner pro-Trump con risultati alquanto chiari: circa 2.700 account del microblog sono stati collegati a operativi russi mentre un ammontare di 4.700 dollari è stato utilizzo su Google per creare advertising e link sponsorizzati.

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Si tratta di numeri importanti ma, come ha evidenziato lo stesso Facebook, molto piccoli rispetto all’universo gestito da ognuno. Eppure la targetizzazione di ogni piattaforma consente di mirare per bene la pubblicità verso un pubblico definito, così da rafforzare l’obiettivo e cercare di influenzare il voto della fascia di elettorato indefinita, capace di spostare gli equilibri. Che sia stato il caso delle elezioni USA del 2016 è tutto da verificare ma sottovalutare il potere dei social media non è più possibile.