Il potere delle parole, dialoghi possibili con ChatGPT

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I protagonisti di questa storia sono: un tramonto, un amico e un talento adolescente della matematica con difficoltà di comunicazione. Riflessioni tra passato e futuro sul potenziale positivo dell’intelligenza artificiale

Vedevo il tramonto su Villa Borghese a Roma. E dal terrazzo di questo mio amico, medico e psicologo, si rifletteva, come sempre del resto, su di noi. Sulla società. Ma anche su quello che sta diventando l’intelligenza artificiale. Spesso si fa riferimento ai rischi che può portare questa tecnologia così dirompente, sottovalutandone gli aspetti positivi.

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«Antonio, voglio farti una domanda» – mi disse. «Ho questo ragazzo ed è un talento nella matematica ma non riesce a comunicare con nessuno. È un passo avanti agli altri ragazzi della sua età. I genitori mi hanno chiesto cosa fare. Ci rifletto da un po’, ma non riesco a trovare una soluzione. Potrebbe comunicare con ragazzi molto più grandi di lui, o con un quoziente intellettivo alto. Ma sono rari. A casa non parla con nessuno. Vorrebbe stare da solo davanti al computer per risolvere test di logica oppure per chattare e mettersi in gioco con altri genietti. Ma questo non va bene per i genitori perché si esclude troppo. È estremamente curioso e non si accontenta di risposte banali. Secondo te, ChatGPT potrebbe aiutarlo?

Ancora non mi ero abituato alla luce di quel tramonto così ricco di sfumature, che non riuscivo a vedere chiaramente le cose più vicine, ma soprattutto quelle più lontane. Allo stesso modo, non riuscivo a dare una risposta chiara e precisa a quella domanda che nascondeva diversi significati che, in quel momento, non riuscivo a decifrare in modo oggettivo. Così ho risposto che sicuramente ChatGPT avrebbe potuto aiutare il ragazzo, ma che avrebbe anche rischiato di isolarsi ancora di più. Avrei voluto dare una risposta meno affrettata, ma per farlo avrei dovuto calarmi nei panni di quel ragazzo. Così ho preso congedo.

La sera stessa, prima di mettermi a dormire, ho iniziato a dialogare con ChatGPT-4. E con la mente, sono tornato a quando ero adolescente, a quando anche io avevo difficoltà a comunicare con gli altri. A quando era più facile farlo attraverso la prima Internet. In quegli anni, il più delle volte, su Internet si conoscevano solo geek oppure persone dalla dubbia moralità. Non esistevano bot o AI che dialogavano o provavano a dialogare con te.

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Internet era davvero senza regole, girava di tutto. Ma di tutto proprio. Oggi, è un mondo molto più disciplinato rispetto alla totale anarchia degli anni 90. Così, ho dimenticato quell’Internet, pieno di banner, di forum che ti insegnavano a crackare un gioco e di messaggi su mIRC. E ho fatto finta di avere quattordici anni e di avere a disposizione ChatGPT-4. Gli ho parlato della mia cotta, una ragazza bionda, e del fatto che la mia timidezza mi bloccasse: ero così timido che solo il pensiero di incontrarla e salutarla mi faceva arrossire. Quindi, la evitavo.

“Può essere difficile e spaventoso provare a parlare con le ragazze che ti piacciono, soprattutto se sei una persona timida” – sarebbe stata la risposta di ChatGPT-4.

E forse, mi avrebbe dato qualche consiglio: “Sii te stesso. Non cercare di essere qualcuno che non sei. Le ragazze apprezzano le persone autentiche e genuine, quindi cerca di mostrarti come sei veramente. Non temere il rifiuto. Ricorda che il rifiuto fa parte del gioco e non significa che tu non sia abbastanza bravo. Accettalo e non prendertela troppo a cuore. Anche le persone più estroverse e sicure di sé possono essere rifiutate. Sii gentile e rispettoso. Mostra sempre rispetto e gentilezza verso gli altri, anche se non si comportano allo stesso modo con te. Questo ti farà apparire come una persona di valore. In sintesi, cercare di superare la timidezza non è facile, ma può essere fatto con impegno e pazienza. Ricorda che la pratica fa la perfezione, e che anche se fallisci, hai sempre la possibilità di riprovarci”.

E cosa avrebbe detto ChatGPT-4 dei professori e del bullismo? E di quel vicino di banco sempre bullizzato non solo dai suoi compagni, ma anche dai professori? Come avrei potuto dargli davvero una mano?

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E no, non metto qui tutte le altre risposte di ChatGPT-4. Ma credo lo sappiate anche voi. Ci avrebbe aiutato. Le risposte generate in automatico possono sembrare banali, ma in alcune circostanze avrebbero potuto fare la differenza. Se fossimo stati vittime di violenza, ci avrebbe aiutato a chiedere aiuto. Se avessimo avuto dei problemi psicologici, ci avrebbe suggerito delle riflessioni e ci avrebbe consigliato di chiedere aiuto a uno psicologo, e così via. Quindi, davvero l’intelligenza artificiale è un danno per la società?

Ritorno di nuovo adolescente nella mia cameretta. E chiedo a ChatGPT di mettermi a disposizione dei quiz di logica. E puff, in pochi secondi, sono sullo schermo. Gli avrei chiesto tante cose ancora, a quell’età.

E secondo voi, è meglio che un ragazzo passi le ore su TikTok oppure su ChatGPT? Dovrei riformulare meglio la domanda perché dipende decisamente da cosa si cerca. È ovvio che queste tecnologie di AI non rappresentano la soluzione a tutti i problemi e presentano anche numerose criticità, come abbiamo ampiamente descritto in articoli precedenti. Tuttavia, spesso dimentichiamo il passato e quanto il progresso tecnologico abbia portato benessere alla nostra società.

Ho chiamato il mio amico e gli ho fatto un breve riassunto: «ChatGPT è uno strumento eccellente per quel ragazzo di cui mi parlavi. Ma non è così per tutti. Quelli che non sono come lui potrebbero chiedere a ChatGPT di risolvere dei compiti invece che ragionarci sopra. Ma rispetto a un pessimo insegnante avrei preferito un’AI migliore di lui, soprattutto a livello comportamentale e di valori».

Si possono fare centinaia e centinaia di esempi sui pro e i contro, ma di fatto le applicazioni attuali di AI non sono, e probabilmente non saranno mai, senzienti. Quindi dipendono esclusivamente dalle logiche, o meglio, dalle strutture create dagli sviluppatori, e così dai limiti impostati inizialmente.

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Scrivo gli articoli di notte perché riesco a concentrarmi meglio e molto probabilmente, come in questo caso, cerco di osservarmi meglio. Senza distrazioni. Senza notifiche o messaggi, Whatsapp e così via. «Dovremmo imparare a rallentare. Ad ascoltarci di più. A sentire il nostro respiro» – commenta il mio amico medio dall’altro capo del telefono.

A distanza di tempo, quella conversazione mi ritorna in mente. Ma non ha nulla a che fare con l’AI. Il nostro benessere, sia psicologico che non, dipende da molti fattori, ma soprattutto da uno: riuscire a trovare il tempo per noi stessi, per comunicare con una o più parti di noi stessi, indipendentemente da tutto il resto.

Ci sono migliaia di app che cercano di aiutarci in questo. E le aziende che le creano, che ci sia AI o no dietro, sfruttano proprio questo esigenza naturale. Probabilmente, avremmo bisogno non solo di più tecnologia, ma anche dell’opposto. Del contatto umano, soprattutto dopo la pandemia. E allora, ho ripreso per mano il me adolescente e ho chiesto a ChatGPT-4 di darmi un abbraccio.

“Come intelligenza artificiale non posso darti un abbraccio fisico, ma posso offrirti un po’ di conforto e supporto verbale. In momenti come questo, può essere utile parlare con qualcuno o fare attività che ti fanno sentire meglio. Potresti provare a chiamare un amico o un familiare, o fare una passeggiata all’aria aperta. Se preferisci rimanere a casa, potresti ascoltare della musica rilassante o fare un bagno caldo.

Ricorda che è normale avere bisogno di un abbraccio o di un po’ di sostegno ogni tanto, e non c’è nulla di sbagliato nel chiedere aiuto. Se ti senti particolarmente giù, potresti anche considerare di parlare con un professionista della salute mentale che potrebbe darti ulteriore supporto”. A volte basta poco. No?