Chirurgia robotica questa sconosciuta

La chirurgia robotica è per molti un mistero. Gli esperti ne illustrano pregi e difetti per una maggiore consapevolezza per i pazienti

La maggior parte dei pazienti diffida della chirurgia robotica o si immagina soluzioni fantascientifiche con macchine umanoidi armate di bisturi. Anche se è vero che presto i robot impareranno gli uni dagli altri, attraverso una sorta di intelligenza collettiva, la realtà è ben diversa.

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A Milano sarà organizzato un evento per sfatare i dubbi e le perplessità su questa tecnologia e permetterà ai medici di base di meglio comprendere i suoi meccanismi per poterli poi spiegare ai meno esperti. La chirurgia robotica monoporta, di cui il robot Da Vinci è l’esempio più conosciuto, è arrivata in Italia circa 2 anni fa. Oggi gli ospedali dotati di queste soluzioni sono 13 e i pazienti operati con questi sistemi sono stati oltre 600.

I pro e i contro della chirurgia robotica

La chirurgia robotica monoporta permette di intervenire su cistifellea, reni e utero entrando dall’ombelico. Il sistema è minimamente invasivo e lascia cicatrici impercettibili. Le telecamere di cui è dotato il sistema garantiscono una visione migliorata e tridimensionale mentre le braccia meccaniche garantiscono precisione, sicurezza, e la possibilità di operare dove la mano umana non riuscirebbe ad agire. Il sistema permette al chirurgo di stancarsi di meno, garantendo un’attenzione adeguata anche nelle operazioni di lunga durata, ed è utile anche per il training grazie alle due piattaforme di gestione.

“I benefici sono numerosi anche per il paziente. – ha spiega Jacques Megevand della Casa di Cura San Pio X di Milano – La chirurgia robotica consente infatti di “risparmiare” maggiormente le strutture vicine a quelle da operare. Inoltre il decorso postoperatorio è più semplice: si riducono il dolore e la durata del ricovero, con una ripresa più rapida delle normali attività”.

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L’unico neo di questa tecnologia è il costo di gestione e delle macchine che è il 25% più alto rispetto alla classica laparoscopia.

proprio per aumentare la consapevolezza generale su questi nuovi strumenti operatori, a prossima primavera, a Milano, sarà organizzato un incontro fra gli esperti e i medici di famiglia durante il quale sarà “presentato” il robot-chirurgo. I medici di base potranno sedersi al simulatore e conoscere da vicino il suo funzionamento, così da poter poi fornire ai loro assistiti informazioni corrette, e indicazioni più precise a chi è interessato a interventi di chirurgia robotica.
Un’operazione alla cistifellea, ai reni, all’utero senza che restino cicatrici, perché gli strumenti chirurgici entrano dall’ombelico, che poi viene “ricostruito”, e dopo un mese è difficile accorgersi dei segni dell’intervento (GUARDA). Oggi è possibile grazie alla chirurgia robotica monoporta, arrivata in Italia circa due anni fa: da allora nei 13 ospedali che la eseguono sono stati trattati oltre 600 pazienti. «Interventi per via ombelicale vengono già realizzati in laparoscopia, ma la chirurgia robotica offre vantaggi in più – spiega Jacques Megevand, direttore del Dipartimento Chirurgico della Casa di Cura San Pio X di Milano, uno dei centri dove è possibile operarsi con questo tipo di approccio -. Rispetto alla laparoscopia, la telecamera consente un ingrandimento maggiore del campo operatorio e una visione tridimensionale. Negli interventi laparoscopici, inoltre, a causa delle caratteristiche del sistema gli strumenti si “incrociano” all’interno del campo operatorio e, in pratica, il movimento della mano destra del chirurgo viene compiuto dallo strumento a sinistra: una complicazione tecnica che il software robotico elimina, facendo sì che al gesto della mano destra corrisponda l’azione del braccio robotico di destra».
«A tutto questo – prosegue lo specialista – si aggiunge la maggior comodità per il chirurgo, che si stanca di meno perché può operare da seduto anziché in piedi, facendo sì che anche gli interventi più complessi possano essere affrontati meglio. Inoltre, il robot è capace di “filtrare” gli eventuali tremori della mano, rendendo il gesto operatorio più puntuale e sicuro; infine, la “mano robotica” può muoversi a 360 gradi, assumendo angolazioni che nessun polso umano può avere e consentendo di arrivare dove neppure il chirurgo più abile riuscirebbe. Queste peculiarità rendono la chirurgia robotica molto efficace e precisa». Peraltro, grazie alla possibilità di affiancare alla consolle principale un’altra postazione, i chirurghi meno esperti imparano meglio e più velocemente, perché in caso di incertezze o errori il collega accanto può intervenire all’istante, un po’ come accade sulle auto delle scuole guida con i doppi comandi: ciò fa sì che tutta l’équipe sia più preparata e non vi sia solo un medico in grado di affrontare gli interventi nel migliore dei modi. «I benefici sono numerosi anche per il paziente – continua Megevand -. La chirurgia robotica consente infatti di “risparmiare” maggiormente le strutture vicine a quelle da operare. Inoltre il decorso postoperatorio è più semplice: si riducono il dolore e la durata del ricovero, con una ripresa più rapida delle normali attività». Con la chirurgia monoporta, possibile grazie all’estrema miniaturizzazione del calibro degli strumenti, a tutto questo si aggiunge un indubbio vantaggio estetico, visto che passando dall’ombelico non restano praticamente cicatrici.
«Usiamo un solo accesso di 2,5 centimetri da cui passano due cannule operatorie di 5 millimetri e una videocamera di 8,5 millimetri; lo svantaggio è che possiamo utilizzare solo tre delle quattro braccia robotiche e ciò riduce un po’ le prestazioni, tuttavia si stanno già studiando soluzioni tecnologiche per ovviare al problema e presto questo sarà probabilmente un difetto superato – spiega il chirurgo -. Inoltre, nonostante l’apprendistato dei chirurghi sia facilitato grazie alla possibilità della doppia consolle, si tratta di una tecnica complessa che richiede notevole esperienza: chi vuole sottoporsi a questo tipo di interventi, perciò, deve rivolgersi a strutture in cui i robot vengono utilizzati ampiamente e da tempo. Il principale neo della chirurgia robotica a oggi resta il costo, tuttora di circa il 25 per cento superiore a quello dello stesso intervento eseguito in laparoscopia. Uno studio recente ha dimostrato che nel caso di una rimozione della colecisti attraverso la monoporta la spesa per i materiali della singola operazione è identica, sia che si intervenga in laparoscopia, sia che si operi con il robot. Nel secondo caso, però, vanno aggiunti i costi per l’acquisto e la manutenzione della piattaforma robotica, ancora molto elevati. Siamo tuttavia in una fase “preistorica” dei robot in chirurgia e per il momento solo un’azienda produce questi strumenti: quando scadranno i brevetti e ci sarà più concorrenza sul mercato, i prezzi scenderanno. Allora i robot diventeranno davvero i chirurghi del futuro».