La legge dell’App Store: 47.000 app rimosse in un mese

Apple, il sideloading delle app sta per arrivare in UE

La politica di Apple è chiara: se non hai i requisiti per pubblicare sul negozio online sei fuori. Ecco perché c’è tanta qualità

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Se non è un record poco ci manca. Nel solo mese di ottobre, Apple ha rimosso dal suo App Store oltre 47.000 applicazioni. La compagnia ha spiegato che la mossa si è resa necessaria per fare pulizia di quei software che non rispettavano le linee guida fornite agli sviluppatori, quelle obsolete e non aggiornate da tempo, perché oramai abbandonate. Non si tratta di procedure nuove per la Mela, che tuttavia lo scorso mese ha raggiunto vette mai viste sinora, in quanto a rimozione dei lavori pubblicati online, tale da portare al +238% le operazioni di dismissione.

Perché succede

Si tratta di cifre considerevoli soprattutto se si confrontano con le medie di cancellazione mensile, che parlano di 14.000 app epurate, molte delle quali appartenenti alla categoria Giochi. Proprio i videogames sono il settore che ha subito la pulizia maggiore, con il 28% di applicazioni rimosse sulle centinaia aggiunte ogni settimana. Ma qual è il motivo principale che spinge Apple a mettere fuori dalla porta cosi tanti progetti? Secondo gli esperti, l’elemento principale risiede nelle tempistiche di aggiornamento che, in assenza di dettagli precisi da parte della Mela, sembra considerare come “obsolete” le app che non ricevono update dopo oltre un anno e mezzo. Per questo, quelle risalenti a marzo 2015 o prima sono tutte candidate all’eliminazione. Si tratta di una politica che alla lunga paga. In questo modo Cupertino si assicura un parco software sempre di prima qualità, cosa che non sempre accade per Google, il cui Play Store è pieno zeppo di applicazioni che hanno poco senso di esistere. Molte delle oltre 2,4 milioni pubblicate sono infatti vecchie e datate se non addirittura mai scaricate perché con download minimi.

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