Congresso USA bacchetta Google per Dragonfly, ma Big G smentisce

Il Congresso USA bacchetta Google per Dragonfly

Il CEO di Google Pichai afferma che Dragonfly, il motore di ricerca censurato per la Cina, è solo un progetto esplorativo e che l’obiettivo dell’azienda è favorire la diffusione delle informazioni

La Cina ha un bacino potenziale di 800 milioni di utenti ed è quindi comprensibile che Google voglia raggiungerli con i propri servizi. Nei mesi scorsi sono emersi alcuni rumors riguardo un motore di ricerca ottimizzato secondo le linee guida di Pechino conosciuto con il nome in codice di Project Dragonfly. Il software rispetterebbe le direttive del Governo cinese in merito alla censura e la cosa non ha fatto piacere al Congresso americano. La Camera dei rappresentati del Rhode Island ha infatti convocato il CEO di Big G, Sundar Pichai, per dare spiegazioni in merito a questo progetto. Il top manager di Mountain View ha chiarito che effettivamente l’azienda sta lavorando a una tecnologia per l’utenza cinese ma che si tratta di una sperimentazione “interna” e “limitata” nella portata. Google non avrebbe intenzione di lanciare un motore di ricerca ad hoc per la Cina nel breve periodo e non avrebbe intrattenuto rapporti con funzionari del Paese asiatico. In merito alla accuse sul favoreggiamento della censura, Pichai ha risposto: “La nostra missione basilare è offrire ai nostri utenti l’accesso alle informazioni. Avere accesso alle informazioni è un importante diritto”.

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Il CEO di Google ha poi ribadito che l’azienda non ha alcun pregiudizio politico e che il suo algoritmo non mette in risalto le notizie negative riguardo il presidente Donald Trump nei risultati di ricerca come denuncia il tycoon. Il compito del motore di ricerca, ha ribadito Pichai, è “fornire informazioni accurate e affidabili. Agire in maniera diversa significherebbe andare contro i nostri principi fondamentali e contro i nostri interessi. Siamo una compagnia che mette a disposizione piattaforme per prospettive e opinioni differenti”.

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