Parlare male del capo sui social? In USA si può

Il National labor relations board (Nlrb), organizzazione a difesa dei diritti dei lavoratori, ha sentenziato che è possibile parlare male del capo senza arrivare però alla diffamazione

In molti sono restii a parlar male dell’operato del proprio capo o datore di lavoro sui social network perché ciò può portare in alcuni casi al licenziamento. Negli Stati Uniti il problema non sussiste perché l’Nlrb, l’ente che gestisce i rapporti sindacali negli USA, ha affermato che non è possibile perdere il lavoro per aver espresso pareri negativi nei confronti dei vertici dell’azienda su social network come Facebook, che ha recentemente lanciato un servizio di chiamate VoIP, e Twitter, che si prepara a sbarcare in Borsa l’anno prossimo.

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Le normative USA

Facebook è il social network dell’invidia e molti utenti spesso non resistono alla tentazione di esprimere il loro dissenso nei confronti dell’azienda proprio sui social network come quello di Zuckerberg. Molte aziende, non solo negli Stati Uniti, hanno un regolamento interno che vieta ai dipendenti tali pratiche per salvare il buon nome dell’azienda ed evitare l’organizzazione del dissenso. La National labor relations board ha però considerato impropri i licenziamenti dovuti a commenti negativi della dirigenza sui social e ha imposto anche a grandi aziende come General Motors di riassumere i dipendenti coinvolti.

Un caso emblematico

Qualche tempo fa cinque dipendenti della Hispanics united of Buffalo, società no-profit per la fornitura di servizi sociali, sono stati licenziati per aver espresso il loro astio su Facebook contro i colleghi fannulloni. Mariana Cole-Rivera aveva chiesto su Facebook ai suoi contatti cosa pensassero del fatto che alcuni dipendenti dell’azienda non facessero il loro dovere. Lei e altre quattro persone sono state poi licenziate per aver espresso, forse in modo un po’ colorito, la loro opinione sulla questione. La Nlsr ha fermato il provvedimento preso dall’azienda perché lo statuto dei lavoratori autorizza “attività concertate di mutuo soccorso”.

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“I social media sono visti sempre più come un punto di incontro e discussione dei lavoratori. L’agenzia si è limitata ad applicare le regole tradizionali alle nuove tecnologie”, spiega Mark Gaston Pearce, presidente del Nlbr.