Guai per Uber in California, gli autisti si ribellano

Uber class action california

In California 160mila autisti di Uber hanno promosso una class action per chiedere di essere assunti come dipendenti. La startup ricorrerà in appello

Non c’è pace per Uber, la celebre app per il noleggio con conducente. Dopo le proteste in tutta Europa organizzate dai tassisti, il blocco di UberPop in tutta Italia nonostante il sostegno di Altroconsumo e dell’Autorità dei Trasporti e l’arresto di alcuni suoi dirigenti in Francia, arrivano brutte notizie anche dagli Stati Uniti. Un giudice della California ha dato l’ok ad una class action promossa da 160mila autisti di Uber che chiedono di essere considerati dipendenti a tutti gli effetti e non gestori di un appalto, i cosiddetti contractor.

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Gli autisti di Uber vogliono diventare dipendenti

Uber, che ha assunto i due hacker che hanno violato i sistemi informatici di una Jeep Cherookee, si è detta “non sorpresa” della decisione del giudice e prevede di ricorrere in appello in quanto “autisti usano Uber sulla base dei loro termini, e non c’è un autista tipo”. A giugno la commissione del lavoro della California aveva sentenziato che un’ex autista dell’app di San Francisco era da considerarsi una dipendente a tutti gli effetti e la società è stata costretta a risarcirle oltre 4mila dollari di spese. Il precedente lascia intendere che i giudici potrebbero verosimilmente decidere in favore degli autisti, cosa che farà salire i costi del lavoro di Uber del 25-40%. Sempre negli USA, la startup è stata anche accusata dai procuratori generali di Los Angeles e San Francisco di non controllare a dovere i precedenti penali di 25 suoi collaboratori.

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