Perdersi nell’onda …nera?

Non passa giorno – dal 20 aprile scorso – in cui non si cerchino notizie a riguardo del più devastante incidente ambientale di tutti i tempi, ovvero della fuoriuscita di greggio nei fondali del Golfo del Messico.

A tutt’oggi, a poco meno di due mesi dall’inizio di questo sciagurato avvenimento, continuano ad uscire ancora dalle profondità oceaniche ben quarantamila barili si petrolio (ovvero quasi sei milioni e mezzo di litri) e di questi British Petroleum riesce ad intercettarne solo poco più di quindicimila, mentre il resto aumenta in modo incredibile l’inquinamento già altissimo.

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La multinazionale britannica è certamente all’angolo, sia finanziariamente che mediaticamente, incalzata giornalmente anche dallo stesso presidente statunitense Obama, che non manda certamente a dire la sua arrabbiatura nei loro confronti.

Si può allora comprendere allora le ragioni che spingono BP, a quanto si legge, a spendere diecimila dollari al giorno verso tutti i principali motori di ricerca mondiali – ovvero Google, Yahoo e Microsoft – per acquistare alcune delle keyword più attinenti al problema in corso, ovvero ad esempio Oil spill, Gulf Oil Spill e altre del genere.

In questo modo i primi link che i motori di ricerca presenteranno al navigatore saranno quelli promossi dalla compagnia petrolifera, che immagino faccia di tutto per raccontare la sua verità, cercando, in qualche modo di salvare il salvabile, almeno comunicativamente.

Servirà tutto ciò? Non lo so, ma sicuramente questa mossa fa capire quanto l’informazione in rete sia diventata pervasiva ed importante. Quindici anni fa, quando Internet era usata solo da pochissimi, nessuno avrebbe speso tempo e soldi per incanalare a proprio vantaggio il flusso informativo, questo è certo.

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Sono anche sicuro che i navigatori siano però per la maggior parte – utilizzando un termine gercale ma efficace – “scafati” e non si fermano di certo alle prime due o tre proposte della ricerca per approfondire un tema, ma hanno ormai piena dimestichezza di come cercare quello che desiderano.

Del resto gli stessi produttori di motori di ricerca ben lo sanno. Ad esempio Google ha appena annunciato un nuovo sistema di indicizzazione, chiamato Caffeine, che dovrebbe essere molto più efficace nel fornire link che siano più recenti rispetto a prima, andando sul web in modo incessante per aggiungere notizie continuamente fresche.

Eccitante, vero? Speriamo di non rimanere però troppo insonni, con tutta questa caffeina!

Meditiamo, gente, meditiamo … 🙂

Tratto dall’editoriale della newsletter di DMO. Per iscriverti alla Newsletter registrati al portale cliccando qui

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