Alla fine l’equo compenso alza i prezzi dei prodotti hitech

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A causa dell’equo compenso, Apple ha alzato i prezzi dei suoi prodotti e altre aziende stanno pensando di fare altrettanto. Diverse associazioni si sono scagliate contro i rincari

L’equo compenso, il contributo che i produttori devono corrispondere alla SIAE come risarcimento per la cosiddetta copia privata, non avrebbe dovuto pesare sulle tasche dei consumatori ma così non è stato. Quando il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, ha firmato il decreto che ne innalzava le tariffe aveva sottolineato che il provvedimento “non prevede alcun incremento automatico dei prezzi di vendita. Smartphone e tablet sono venduti a prezzo fisso”. La verità è che Apple ha aumentato il costo dei suoi prodotti mentre Samsung e altri colossi dell’hitech ci stanno pensando.

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Equo compenso: Apple alza i prezzi, gli altri valutano

Con le nuove tariffe dell’equo compenso in vigore da 10 giorni, Apple ha deciso di aumentare i prezzi dei propri device. Un iPhone 5S da 16 GB ora costa 732,78 euro (+3,78 euro) mentre il sovrapprezzo dei modelli da 32 e 64 GB è rispettivamente di 4,76 e 5,25 euro. Anche iPad e MacBook hanno avuto rincari proporzionati. Samsung ha detto a Repubblica.it di star “valutando” l’idea di alzare i prezzi mentre Microsoft, che trasformerà Windows in un sistema operativo adatto a qualsiasi tipo di schermo, non ha dato indicazioni in merito. LG assorbirà l’aumento dell’equo compenso, Google non ha cambiato i prezzi per quanto riguarda smartphone e tablet mentre Sony ha confermato che non aumenterà il costo dei televisori ma i rincari riguarderanno con ogni probabilità hard disk, schede di memoria, chiavette USB.

Le reazioni

Alla notizia dei rincari sul prezzo finale apportati da Apple Franceschini ha scritto su Twitter: “iPhone 5S 16GB: Francia 709 euro (copia privata 8 euro) Germania 699 (cp 36 euro) Italia ora 732 (cp 4 euro). Apple fa pagare copia privata solo ai suoi clienti italiani”. “Scaricano sui soli consumatori italiani il legittimo compenso dovuto agli autori pur di non ridurre lievemente il loro margine di guadagno. Che altro dire?”, ha ribadito sul social network il ministro.

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Sulla stessa lunghezza d’onda anche il presidente di Confindustria Digitale Elio Catania, che insieme ad Altroconsumo è intenzionata a ricorrere al Tar per annullare il decreto: “Era prevedibile a fronte di un’imposizione del tutto ingiustificata. Non ci voleva un genio per capire come sarebbe andata a finire, bastava un briciolo di onestà intellettuale”.

Persino la SIAE che ha sempre difeso l’equo compenso ha inaspettatamente attaccato Apple affermando che l’aumento dei prezzi è un’operazione “di pura mistificazione della realtà mirata a confondere i consumatori e a mantenere inalterati i propri ingenti profitti, spesso realizzati attraverso l’utilizzo di manodopera a basso costo”. L’associazione che tutela gli artisti ha quindi annunciato un’iniziativa provocatoria. L’idea è di acquistare qualche centinaio di iPhone in Francia, dove l’equo compenso è più alto che da noi, e di metterli in vendita in Italia con il prezzo d’Oltralpe, che è inferiore di 50 euro rispetto a quello proposto da Apple nel nostro Paese.