Xiaomi prepara una IPO da 6,1 miliardi di dollari

Xiaomi progetta di triplicare il numero di Mi Store in Europa

Xiaomi intende debuttare alla Borsa di Hong Kong con una IPO da 6,1 miliardi di dollari e raggiungere così un valore di oltre 70 miliardi

Xiaomi è il quinto produttore mondiale di smartphone e vuole capitalizzare questo traguardo quotandosi in Borsa. L’azienda cinese sta preparando il debutto sul mercato finanziario di Hong Kong con una IPO (offerta pubblica iniziale) da 6,1 miliardi di dollari. Ciò le permetterebbe di raggiungere una capitalizzazione di 70,3 miliardi. In precedenza si pensava che Xiaomi avrebbe potuto raccogliere fino a 10 miliardi toccando così un valore di 100 miliardi. Non si arriverà quindi alla IPO da record preventivata ma si tratta comunque di una delle più importanti di sempre in ambito tecnologico. La compravendita delle azioni dovrebbe partire il prossimo 9 luglio.

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Xiaomi ha grandi ambizioni al di fuori della Cina e infatti sta aprendo diversi negozi monomarca in diversi Paesi europei, Italia compresa. L’ad Jun Lei ha chiarito che l’obiettivo è quello di arrivare a competere alla pari con Samsung, Google e Amazon e ha sottolineato che solo l’azienda di Cupertino “può vantare un tasso di fedeltà al marchio simile o superiore al nostro”. Xiaomi è diventata quello che è oggi proponendo smartphone con caratteristiche tecniche in grado di soddisfare le esigenze di un’ampia fascia di utenti a un prezzo inferiore rispetto alla concorrenza. Questa politica le ha permesso di conquistare il mercato indiano. Nel 2017 i ricavi dell’azienda cinese sono aumentati del 67,5% su base annua a 114,62 miliardi di yuan (18 miliardi di dollari), di cui 82,5 miliardi fatturati in Cina (+39,2%) e 32,1 miliardi all’estero (+250,4%). Xiaomi, che mantiene la nomea di clone asiatico di Apple nonostante i grandi successi, ottiene il 70,3% dei suoi guadagni dalla vendita di smartphone ma è cresciuta enormemente nel settore wearable, in quello delle apparecchiature connesse Internet (20,5%) e nella distribuzione di servizi online (8,6%).

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