Orologi e braccialetti smart? Dopo 6 mesi finiscono in un cassetto

Il 40% degli utenti di smartwatch e braccialetti per l’e-health abbandona il device dopo un limitato periodo di tempo. Le poche funzioni disponibili portano alla noia

In pochi mesi siamo stati letteralmente invasi da dispositivi indossabili. Praticamente ogni azienda del settore IT ha realizzato uno smartwatch (Motorola, Dell, Sony, Samsung, LG) o un braccialetto intelligente per lo sport come Jambone Up24 o Fitbit Force, che ha però causato qualche irritazione cutanea in chi lo ha indossato. Anche Intel si sta espandendo in questo mercato e Google con Android Wear punta a dominare l’intero settore del wearable computing. Non bisogna inoltre dimenticare che Apple sta continuando lo sviluppo del suo iWatch.

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Secondo Endeavour Partners, tutti gli sforzi di queste aziende per produrre questo tipo di device potrebbero però essere vani. Anche Gartner aveva in precedenza frenato le aspettative sulla crescita del wearable computing.

Dopo 6 mesi subentra la noia

La società di analisi strategica ha chiesto al pubblico statunitense come utilizza i propri dispositivi indossabili. Il 40% del campione ha risposto che dopo 6 mesi ha smesso di utilizzare smartwatch e braccialetti per il fitness. Il problema risiede nelle funzioni di questi device che nel lungo periodo diventano poco accattivanti. L’esempio portato da Endeavour Partners riguarda proprio gli accessori per salute del corpo. All’inizio l’utente è portato a cambiare dieta e abitudini ma dopo un certo periodo di tempo si stufa del cambiamento e ripone il proprio braccialetto in un cassetto dal quale non uscirà più.

Questa problematica non dovrebbe riguardare i Google Glass, che in Australia non potranno registrare video senza previo consenso del soggetto filmato. I numerosi Glasswear di cui sono provvisti non stuferanno di certo gli utenti.

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