Google: così cambia l’accesso ai nostri dati

Il Garante vuole assicurare maggiore trasparenza per gli utenti. Così fissa le regole per tutte le piattaforme del colosso

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State cercando un nuovo gadget su Amazon e ve lo ritrovate pari pari sulla cronologia di ricerca di Google? Guardate un video su YouTube e vi accorgete che lo stesso è su Gmail? Questo succede perché Big G, con un solo accesso alle nostre informazioni, può “animare” la rete con gli annunci e i contenuti che più ci assomigliano, anzi che abbiamo cercato precedentemente noi stessi. Questa possibilità è la diretta conseguenza dell’ultimo aggiornamento alle policy del gruppo, secondo cui per accedere alle diverse piattaforme di Google basta un solo nome utente e password. Ma allo stesso modo l’azienda si concede il diritto di usare quell’unico nome utente e password per analizzare le tracce lasciate sui propri servizi e integrarle per offrire una serie di contenuti cuciti su misura, studiando gusti e preferenze dell’utente. Ma la situazione è destinata a cambiare presto, almeno in Italia.

Tutela del consumatore

Il Garante per la privacy ha infatti stabilito che il colosso di Mountain View non potrà più usare i dati degli utenti per compiere diverse operazioni, senza che la persona sia messa a conoscenza delle conseguenze. In poche parole, ogni volta che accediamo ad una piattaforma di Google, dovrà apparire una finestra (o in ogni caso un avviso) che dovrà spiegare a quali risultati (per l’azienda) porterà quella nostra azione, che si tratta di guardare un video, effettuare una ricerca o inviare un’email. L’Italia è il primo paese europeo a richiedere che vengano intraprese delle forme cautelative del genere nei confronti dei navigatori. Entro 18 mesi Google dovrà adeguarsi alle prescrizioni del Garante, adoperando tutte le misure necessarie per mettere a conoscenza gli individui della possibilità che i loro dati vengano usati per diverse finalità, tra cui quelle commerciali. Ovviamente ognuno potrà decidere se lasciare che Google vada avanti nella raccolta o che si blocchi la navigazione per impedire la profilazione delle informazioni.

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