La Cina vuole rallentare il mining di Bitcoin

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La Cina pensa di limitare l’attività di mining dei Bitcoin nel Paese per una maggiore sostenibilità energetica

I Bitcoin sono sulla bocca di tutti ma molti Governi cominciano a temere che siamo vicini a una nuova bolla informatica. La Corea del Sud, ad esempio, sta pensando di vietare le transazioni con crytpovalute mentre la Cina, almeno secondo quanto affermano alcuni documenti diffusi in Rete e considerati ufficiali dai media internazionali, ha intenzione di limitare l’attività di mining. Anche Israele e Regno Unito hanno un rapporto non proprio idilliaco con i Bitcoin.

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Per supportare lo scambio di monete digitali milioni di utenti nel mondo mettono a disposizione la propria CPU. Questi vengono poi ricompensati con frazioni di Bitcoin. Se prima questa attività era sostanzialmente amatoriale, ora esistono società che in capannoni immensi sfruttano decine di migliaia di PC per il mining. La maggior parte di queste aziende si trova in Cina tanto che si stima che i due terzi della potenza necessaria alla gestione dei Bitcoin provenga proprio da questo Paese. Il problema è che il mining ha un costo energetico enorme. Pechino vorrebbe quindi ridurre l’estrazione di cryptomonete per migliorare l’efficienza della rete elettrica nazionale e soprattutto nelle zone rurali.

Elly Zhang, dirigente della startup Blockchain, ha diffuso su Twitter alcuni documenti dell’agenzia governativa cinese “Gruppo per la Prevenzione dei Rischi Economici di Internet” in cui si invitano le aziende locali che si occupano di mining ad “un’uscita controllata” dal settore. Bloomberg ha inoltre confermato che anche la Banca Centrale Cinese è d’accordo sull’operazione in quanto l’estrazione di Bitcoin porta “un enorme dispendio di risorse e un aumento della speculazione”. La scelta di rallentare sul mining permetterà alla Cina di gestire meglio le risorse energetiche ma in verità anche di proteggere i moltissimi piccoli investitori.

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Bisogna comunque ricordare che Pechino ha già messo in atto diverse contromisure per limitare l’utilizzo dei Bitcoin e delle altre cryptovalute. Il Governo ha prima vietato le ICO, ovvero quelle operazioni finanziare volte a supportare il lancio di una moneta digitale (vedi Telegram), e poi ha vietato ai suoi cittadini di effettuare transazioni in Bitcoin sulle piattaforme cinesi. Se effettivamente il Paese del dragone decidesse di limitare l’attività di mining è probabile che il valore della moneta di Satoshi Nakamoto raggiungerà nuove e impensabili vette mentre non dovrebbe avere effetto sugli scambi di denaro virtuale.